[…] noi rinnoviamo lo spirito di comunità, dove noi rinnoviamo il ricordo della sua sofferenza, dove ancora di più Gesù, insieme a noi, presenta di nuovo il suo sacrificio al Padre. L’essenziale allora nella Liturgia del sacrificio viene direttamente da Gesù. È Lui che durante l’Ultima Cena prese il pane, lo spezzò e lo diede. E similmente offrì il vino. La chiesa attorno a questo punto essenziale ha così costruita la sua liturgia, cioè ha costruito quel complesso di preghiere, di riti, mediante i quali noi siamo introdotti meglio nello spirito di comunità, che è la Messa. Ci ha introdotti all’ascolto della parola di Dio e alla partecipazione unita al sacrificio di Gesù. Che la Chiesa in questo sia stata guidata dallo Spirito Santo è indubbio. Del resto Gesù stesso ha istituito l’Eucarestia in una cena rituale. Noi sappiamo che quella cena era un profondo rito religioso, comunitario. Gli ebrei ricordavano la loro liberazione e iniziavano la cena con un inno. Era l’agape. Iniziarono la cena dunque pregando e i cibi non erano dei cibi a scelta, erano dei cibi prescritti, con un simbolismo molto evidente. L’agnello ricordava l’Agnello di Dio. il sangue di quell’agnello era stato il simbolo della protezione di Dio e della loro vittoria. Mangiavano le lattughe amare per ricordare l’umiliazione della schiavitù [registrazione interrotta].
CODICE | 72CIV01344N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 19/03/1972 |
OCCASIONE | Catechismo al Vespro V di Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Ultima cena, messa |
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