25/02/1973 - Vespro VIII Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza 25 febbraio 1973
Vespro, VIII domenica del tempo ordinario

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Diciamo poi: “in questa valle di lacrime”. Perché viene definito così il mondo? È forse cattivo? Il cristiano in questo mondo deve starvi come in una prigione? Se apriamo la prima pagina della Bibbia noi sentiamo Dio che loda le creature. Le creature uscite dalle sue mani sono buone. “Vide Dio che ciò era buono” (cfr. Gen 1, 10 ; Gen 1, 12 ; Gen 1,18 ; Gen 1, 21 ; Gen 1, 25 ; Gen 1, 31). Perciò le creature sono un dono perenne della sua bontà. Direi: sono una testimonianza continua ed eloquente del suo amore. Non per lui ha fatto il mondo, ma lo ha fatto per noi. E le creature destinate al servizio della persona umana sono nel piano divino ricche di dignità e veramente segno di una perenne provvidenza. Perciò quando diciamo “in questa valle di lacrime” non intendiamo disprezzare il mondo, le cose che sono nel mondo, le creature così come Dio le ha fatte. Le nostre montagne, le nostre valli, il mare, il trionfo del sole, tutte le cose belle sono un motivo per ringraziare Dio e per benedirlo. Sono un motivo per riconoscere la sua sapienza e l’ammirabile sua bellezza. Quando allora diciamo “questa valle di lacrime” intendiamo il disordine, lo sconvolgimento che è venuto col peccato. Intendiamo quella situazione data dagli errori degli uomini, dall’egoismo degli uomini, dal tormento che gli uomini fanno o hanno fatto, quel tormento che loro possono chiamare con tanti nomi, ma che resta tormento perché, allontanando l’uomo da Dio, allontanandolo dunque dalla sorgente vera della felicità non fanno che porlo nel tormento, nell’ansia, nell’angoscia, nella solitudine. Questa valle di lacrime: noi ci rivolgiamo alla Madonna per due finalità allora. La prima: per sapere vedere bene le creature di Dio e sentire la nostra dignità di sacerdoti che vogliono dare la benedizione al Signore per tutto l’universo, come intermediari di tutta la lode che si sprigiona dall’universo sensibile. E ancora invochiamo la Madonna perché il peccato non ci tocchi, perché possiamo salvarci dal male, dalle insidie del male, perché possiamo arrivare alla patria nostra del Paradiso con sicurezza e con gioia. Il cammino è arduo e il Signore ce ne ha avvertito quando ha detto “Sforzatevi di entrare per la porta stretta” (cfr. Lc 13, 24), perché la porta che conduce alla vita è stretta, perché la strada che conduce alla salvezza è ardua. Sono pochi quelli che la percorrono. Siccome la Madonna è la via al Signore ecco, che noi la preghiamo perché il nostro cammino sia spedito e sia veramente una testimonianza vera del nostro amore al Padre. Camminare in questa terra con lo sguardo rivolto al cielo. Sentire che questa terra è l’anticamera dell’eternità. Sentire che non possiamo attaccarci alle cose di quaggiù. Dobbiamo solo usarle con benedizione di Dio. Sentire allora che la nostra vita di cristiani è un seguire Gesù che ha camminato sulla terra, che ha amato tutte le cose, ma che un giorno si è distaccato da questa terra ed è salito al cielo. Il senso della nostra vita di speranza, la speranza che pure noi seguiremo Gesù nostro capo nella gloria del Paradiso.

CODICE 73BQV01337N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza 25 febbraio 1973
OCCASIONE Vespro, VIII domenica del tempo ordinario
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Salve Regina: “in questa valle di lacrime”
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