La trentesima invocazione: “Cuore di Gesù, vittima di peccatori, abbi pietà di noi”. Gesù è stato sacerdote ed è stato vittima. Quando i santi dell’Antico Testamento volevano offrire a Dio qualcosa di gradito facevano un sacrificio: ogni giorno nel tempio di Gerusalemme si facevano dei sacrifici. Ricordiamo bene cos’erano questi sacrifici: consistevano nel privarsi di una cosa cara, offrivano animali, offrivano prodotti della terra, offrivano insomma qualcosa di loro proprietà, se ne privavano e se ne privavano bruciandolo in onore di Dio. Si offrivano i sacrifici di adorazione, si offrivano i sacrifici di propiziazione, si offrivano i sacrifici di ringraziamento. Prendevano l’agnello più bello del gregge e testimoniavano a Dio il riconoscimento del suo supremo dominio immolandolo e bruciandolo, completamente o in parte, ad onore di Dio. Ma Dio aveva annunciato, quattro secoli prima che venisse Gesù, per bocca di un profeta, e aveva detto: verrà il tempo nel quale voi non dovrete offrire più questi sacrifici perché un sacrificio nuovo, che sarà universale, verrà compiuto per la grande gloria di Dio. Ed ecco che, venuto Gesù, è salutato da Giovanni Battista come l’agnello che toglie i peccati del mondo e Gesù parlerà di questa immolazione che è nella volontà del Padre e che Lui si accinge a compiere. La sua salita a Gerusalemme, sottolineata in quella Pasqua da tutti gli evangelisti, è la salita verso l’immolazione, verso la croce. Perché s’immola? S’immola sostituendosi a tutti i sacrifici che si erano compiuti fino ad allora: si offre sulla croce per la salvezza del mondo, si offre sulla croce per il riscatto di tutti i peccatori, si fa vittima dei peccatori. Agnello divino, immacolato: nessuna colpa è in Lui, ha fatto solo prodigi di amore. Eppure è ricoperto di tutti i peccati del mondo, perché li ha presi tutti su di sè. E lo contempliamo nell’orto degli ulivi, angosciato con la faccia a terra: è nel gemito più straziante, i peccati degli uomini lo schiacciano solo ad averli assunti per sè. Ecco, si offre attraverso i tormenti della sua passione, attraverso la sua morte: tutti li riscatterà e darà ad ogni peccatore la speranza, la certezza di poter essere perdonato, di poter cambiare la propria vita. Quanta riconoscenza dobbiamo avere a Gesù! Il mistero pasquale parla proprio di amore: quanta riconoscenza! Ognuno di noi sa che è peccatore e ognuno di noi sa di essere responsabile. È allora in questa responsabilità che ognuno di noi deve trovare la via del suo dolore, della sua conversione, del suo ricupero, proprio perché ha causato a Gesù, al suo cuore, a Lui che è Figlio di Dio, a Lui che si è fatto il capo degli uomini. A ognuno ha dato il suo peso e ognuno deve dare il suo dolore, ognuno deve promettere forte e grande il proprio amore.
CODICE | 78LUV0133TN |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza 29/10/1978 |
OCCASIONE | Catechismo Vespro |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Gesù si offre come sacrificio per i peccati |
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