04/11/1973 - Vespro XXXI Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza 04/11/1973
Catechesi vespro

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La seconda invocazione delle litanie fa da parallelo alla prima. Con la prima noi ricordavamo Gesù Figlio dell’eterno Padre, ricordavamo la generazione eterna del verbo. Con la seconda ricordiamo la generazione umana di Gesù. La seconda invocazione dice: “Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel seno della Vergine”. Il cuore umano di Gesù, Gesù vero uomo, Gesù proprio come uno di noi, Gesù che nasce tra gli uomini, che nasce da una creatura umana, che nasce per essere uguale in tutto ai suoi fratelli. Noi lo sappiamo: sta qui un grande mistero di amore. Perché è facile dare dall’alto, è facile dare qualche cosa come un’elemosina. Ma Gesù non ci ha dato così. Gesù, che poteva venire in tanti altri modi, in un’infinità di altri modi, poteva venire gloriosamente dal cielo, poteva avere delle manifestazioni e, del resto, noi avremmo visto ben confacenti alla sua divinità e alla sua maestà, Gesù ha voluto nascere come nasce un altro bambino, ha voluto avere tutti i condizionamenti che ha un bambino piccolo, ha voluto avere tutta la nostra esperienza di crescita; da bambino è diventato adolescente e da adolescente giovane, da giovane uomo maturo. Ha avuto i nostri limiti fisici: ha sofferto il freddo, ha avuto fame, ha avuto tutte le nostre necessità, ha avuto anche i nostri stati d’animo, perché, ve lo ricordate, ha sofferto la tristezza, è caduto nell’angoscia, ha avuto le gioie, ha saputo cosa vuol dire la relazione con gli altri uomini, lo stare con loro gomito a gomito, stare con quelli che capiscono e stare con i più che non capiscono, stare in un piccolo villaggio come Nazaret dove tutto era amplificato, dove anche le cose più piccole avevano una grande eco. Gesù dunque, formato per essere uomo, ha vissuto questa sua condizione fino in fondo. Perciò quando noi ci rivolgiamo a Lui, ci rivolgiamo veramente a un nostro fratello. “Era necessario – dice la lettera agli Ebrei – che fosse così perché potesse comprenderci in tutte le nostre infermità”, cioè comprenderci nei limiti, nelle manchevolezze, in tutto quello che è nella nostra condizione di uomini. Gesù ha accettato e perciò lo sentiamo molto vicino e dobbiamo vedere in Lui un Cuore che non ci ama da lontano, ma che ci ama da molto vicino, che fa parte di tutta la nostra esperienza, che non è indifferente per nessuna nostra cosa, anche per quelle cose piccole, ma che ci fanno stare male, anche per quelle cose così piccole che qualunque persona di questo mondo disdegnerebbe. Il Signore è molto vicino. Ecco perché s’accresce smisuratamente la nostra confidenza. La preghiera non è condurre Dio dove vogliamo noi, ma è pur vero che la preghiera è fiducia, è abbandono, è tenerezza e noi sappiamo che, quando diciamo a Lui tutte le nostre cose, Lui non le ha a noia, non lo infastidiamo: quando diciamo tutto a Lui, Lui ci capisce e ci aiuta secondo le regole della sua bontà e della sua sapienza che superano infinitamente le nostre mire e le nostre attese, ma ci capisce e ci sente. Proponiamoci allora durante questa settimana una preghiera molto confidente: io parlo con mio Fratello, quando parlo con Gesù so di essere ascoltato perché è mio Fratello, perché sa com’è il peso della mia giornata, com’è la nostra condizione umana, com’è il nostro soffrire umano.

CODICE 73M3V0133UN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 04/11/1973
OCCASIONE Catechesi vespro
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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