Dn 13,1-9. 15-17. 19-30. 33-62; Gv 8,1-11
La liturgia di oggi è una glorificazione della misericordia. È il commento alla beatitudine proclamata da Gesù: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. Dirà ancora Gesù: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi”. È dunque la misericordia di Dio che noi dobbiamo lodare. È la misericordia di Dio che noi dobbiamo cercare di comprendere. È quella misericordia di Dio di cui ognuno di noi ha estremo bisogno. Come possiamo applicare a noi stessi le parole di Gesù: “Chi è senza peccato …”? Ma chi può dire di non avere bisogno di misericordia? Ripetiamo ancora la parola della Scrittura: “E’ per la misericordia di Dio che non siamo consunti”. La sua misericordia! Ecco, è per questa meravigliosa manifestazione dell’amore di Dio verso noi peccatori che noi siamo qui, che noi possiamo rivolgerci a Lui di nuovo, che possiamo avere il cuore gonfio di speranza, anzi la speranza ci è comandata. E la speranza è l’attesa di Lui e la sicurezza che ci dona i mezzi per giungere fino a Lui. Quanto dobbiamo allora commuovere l’animo nostro, smuoverlo dalla sua freddezza, dalla sua glacialità, dalla sua indifferenza. Rimaniamo poveri perché non pensiamo all’amore di Dio, soprattutto non pensiamo a questo amore di Dio che perdona, che capisce, che va oltre ogni immaginazione. Il nostro cuore deve essere così abbandonato a questa misericordia da non avere mai il senso dell’angoscia, da non avere mai il senso della disperazione. Mai, in nessuna situazione, di fronte a nessun peccato. E questa misericordia così grande sarà ancora quella che di più di ogni altro argomento ci allontana sempre di più dal peccato. Perché, quando si comincia a capire il suo amore, si rifiuta qualsiasi piacere che può presentare un peccato, si rifiuta qualsiasi situazione di compromesso. E col cuore così allora ne vengono le conseguenze. La prima: verso noi stessi. Il cristiano è umile, si pente dei suoi peccati, ma non disprezza mai se stesso, perché sa che non è mai da disprezzare ciò che Dio cerca, ciò che Dio accoglie, non si può mai cadere in questa forma pagana di odio verso se stessi, quando Dio ci viene in cerca. Viene in cerca di noi e non desiste dal venire in cerca di noi. E la seconda conseguenza, evidente: la misericordia nostra verso gli altri, verso quelli che hanno peccato verso Dio, verso quelli che hanno peccato anche verso di noi. La misericordia che Dio ci usa, ecco, diventa la forza per cui noi siamo nel nostro piccolo misericordiosi verso gli altri. Buoni, buoni fino in fondo, buoni nonostante tutte le apparenze, nonostante tutti i nostri pretesi diritti, buoni proprio perché sappiamo di potere solo da lontano imitare il Signore. E allora sia questo tempo quaresimale una riflessione profonda sulla Parola del Signore per essere veramente nella Chiesa testimonianza di misericordia.
CODICE | 75CGQ01344N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 17/03/1975 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì V Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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