10/03/1977 - Omelia Giovedi II Quar

Sant’Ilario d’Enza, 10/03/1977
Omelia, Giovedì II Settimana Tempo Quaresima

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Ger 17,5-10; Lc 16,19-31

Siamo invitati a riflettere sulla grande responsabilità in ordine alla nostra salvezza. Davanti a noi c’è il bene e c’è il male. Guardiamo di stare bene attenti perché può passare l’ora di Dio e, se passa invano, viene poi l’ora di satana. La nostra responsabilità è soprattutto in ordine alle grazie che abbiamo ricevuto. Ha detto il Signore: “A chi più è stato dato più sarà chiesto”. A noi ogni giorno molte cose sono date. Se ci confrontiamo un momento con altri milioni di uomini noi dobbiamo tremare per la responsabilità che abbiamo di fronte al dono di Dio. Dobbiamo tremare, perché il Signore è stato ed è molto misericordioso con noi. Se noi rifiutiamo la misericordia, pensiamo bene, non resta che la giustizia. Il Signore ha detto: “I peccati contro lo Spirito Santo non saranno rimessi né in questa vita, né nell’altra”. E questo è proprio l’abuso della grazia, l’abuso della misericordia, l’abuso di una continua misericordia. L’ipotesi dell’inferno è per tutti coloro che stanno perdendo del tempo, stanno rinnovando nel loro cuore la Passione del Signore, stanno tradendo quello che poco prima hanno giurato. L’ipotesi dell’inferno si fa dunque più probabile. Tutti lo dobbiamo temere. Tutti, perché l’inferno è essere lontani da Dio e Dio è l’infinita bontà, è l’infinita perfezione, è l’infinita bellezza, è l’infinita amabilità. Essere lontano da Lui è un tormento inimmaginabile. E allora quanto ci resta da riflettere! Da riflettere scendendo al pratico, guardando in concreto la nostra vita. È in questo cuore della quaresima che si domanda la nostra risoluzione. Convertirsi vuol proprio dire cambiare completamente, convertirsi vuol proprio dire assicurarci meglio la nostra salvezza eterna, convertirci vuol dire andare nelle braccia dell’amore di Dio, vuol dire detestare tutte le cose che presentano una facile illusione, ma ci attirano in tutto il vortice del male. Resti dunque ferma la nostra risoluzione: o essere per sempre con Dio nella pace e nella gioia che sono proprie di Lui, o allontanarci da Dio e restare per sempre forse lontani da Lui. L’impegno che allora ci prenderemo sarà quello di pensare seriamente alla nostra salvezza eterna. Seriamente, perché è la cosa più importante e l’unica che dobbiamo fare in questo mondo. Salvare l’anima, diciamo. Salvare l’anima, salvarla mettendola nel Cuore del Signore, nella sua misericordia. Che non avvenga anche a noi come ai discepoli nell’orto: “Andò da loro e li trovò addormentati”. Per realizzare la nostra salvezza dobbiamo essere vigili, dobbiamo essere molto vicini al Signore, dobbiamo partecipare alla sua preghiera, all’offerta che Lui ha fatto e che continua a fare nella messa. Dobbiamo essere pronti a rigettare ogni falsa concezione di gioia. Dobbiamo essere con Lui: “Vegliate con me”. Ecco quello che è la nostra vita: vegliare con Lui, stare con Lui, accettare anche le prove che lui ci vorrà dare. “Vegliate con me”. Non possiamo avere una sorte diversa dalla sua. Le difficoltà ci sono, le tentazioni ci sono, ma il suo aiuto è sempre pronto, il suo aiuto ci assicura che possiamo non cadere mai.

CODICE 77C9Q013
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 10/03/1977
OCCASIONE Omelia, Giovedì II Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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