06/05/1976 - Omelia Giovedi III Pasqua

Sant'Ilario d'Enza, 06/05/1976
Omelia, Giovedì III settimana Tempo Pasqua

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At 8, 26-40; Gv 6, 44-51

… pasquale le nostre relazioni con Gesù Eucaristia, il mistero della nostra unione con Gesù, che santifica la nostra vita, che eleva la nostra vita, il mistero del corpo di Gesù, che pone in noi il seme della risurrezione, il seme della gloria. “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6, 51). Riceviamo molte volte l’Eucarestia, ma purtroppo restiamo tiepidi, fiacchi, irrisoluti, riceviamo l’Eucarestia e non ci trasformiamo. È colpa della medicina o è colpa del malato? Oh, la medicina che lui ci dà ha una potenza infinita! E’ data a noi in un amore infinito, siamo noi che non ci trasformiamo. Voi ricordate, nel ricevere la Comunione vengono donati dei doni meravigliosi, i frutti della Comunione. E’ un pane, dice il catechismo, che ci preserva dai peccati mortali, ci rimette i peccati veniali. Chi va pentito alla Comunione riceve l’assoluzione dei suoi peccati veniali. Dà soavità per le cose spirituali, ci fa gustare le cose dello Spirito, è garanzia di perseveranza, è nutrimento e forza.

È necessario perciò che rivediamo il nostro modo di fare la Comunione, perché bisogna che ci prepariamo bene, bisogna che sappiamo unirci bene a Gesù nella Comunione, nel colloquio, nel ringraziamento. Ci vuole un’attenzione esteriore, ci vuole un’attenzione interna dell’anima.

Quante volte siamo più attratti dalle cose di nessuna importanza che da questo raccoglimento profondo! Si ha l’impressione alle volte di un’assemblea distratta: voltarsi indietro, scambiare delle parole, osservare gli altri… basta una banalità qualsiasi ad attirare l’attenzione. Dovremmo essere così assorbiti da non vedere niente, da non sentire niente, da non gustare niente altro. Oh, se andassimo con entusiasmo! Se andassimo con slancio! Se andassimo con forza! La nostra preparazione alla Comunione è proprio questo raccoglimento, questa partecipazione viva alla Messa, sentire il nostro posto nella Messa e viverla.

E poi, ecco, abbiamo ricevuto Gesù nel cuore: il mondo intero deve sparire per noi. Lui e noi. Non allora occuparci di altre cose, non guardarci attorno, non rimanere lì indifferenti e vuoti. Non avvengono mai dei sacrilegi? Ha detto san Paolo: “Chi riceve questo sacramento indegnamente, mangia e beve la sua condanna.” (cfr. 1 Cor 11, 29).

Vi è il sacrilegio grave di chi non riceve il Signore in grazia, è un orribile peccato mortale ricevere Gesù con il peccato nell’anima.

E vi è un sacrilegio che è un peccato veniale: quest’indifferenza, questa sistematica distrazione, questo non stare con lui, non fargli festa, non entrare in comunione spirituale con lui, giacché lui si è degnato di venire in noi.

L’impegno dell’adorazione, dell’amore, della lode, dell’invocazione, della salvezza di tutto il mondo! Come sono i nostri ringraziamenti? Quanta fretta! Quanta fretta di andare fuori a scambiare le solite chiacchiere, le solite cose. Quanta fretta! Si gusta poco il suo colloquio, si gusta poco. C’è fretta! E allora, quando piacciono di più le chiacchiere vuote al colloquio col Signore, dobbiamo proprio dire di avere una scarsa sensibilità, una scarsa devozione.

Riformare dunque il modo delle nostre Comunioni. Una Comunione vale se è fatta bene, non farla mai per abitudine, non farla mai perché lo fanno gli altri, non farla mai così, perché ci si è adattati a una certa mentalità. La Comunione deve essere tutte le volte un grande avvenimento, un grande fatto, perché è una grandissima grazia.

Preghiamo la Madonna che c'insegni a far bene le Comunioni. Basta una Comunione a fare un santo, basta una Comunione sacrilega a fare un dannato. Dobbiamo avere molta paura di far male le nostre Comunioni.

CODICE 76E5O01362N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 06/05/1976
OCCASIONE Omelia, Giovedì III settimana Tempo Pasqua
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La Comunione
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