Gn 17,3-9; Gv 8,51-59
“Abramo esultò nella speranza”, la speranza di vedere Gesù, di vedere il Suo giorno. È proprio questo per tutti i credenti: vedere Lui, incontrarci con Lui perché la nostra gioia sia piena. L’incontro con Gesù avviene così nella vera fede; diceva Pietro: “Io credo che sei Tu il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. L’incontro con Gesù: riconoscendolo Figlio di Dio, riconoscendolo nostra vera salvezza, motivo sostanziale e forte di ogni nostra speranza. Vorrei questa sera che ci fermassimo a riflettere proprio su questo: sulla nostra conoscenza intima di Gesù, che avviene solo nella preghiera e nella meditazione.
Troppo spesso finiamo di avere una cognizione di Gesù superficiale e la nostra fede è così in proporzione scolorita e senza significato. La preghiera è il luogo dell’incontro; un luogo meraviglioso d’incontro perché è stato detto da Gesù: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e otterrete”. Ma cos’è che chiediamo, ma cos’è che noi cerchiamo, non è Lui che è la pienezza di ogni bene, che è la nostra totale salvezza? Ecco perché, quando non si capisce la preghiera, tutta la vita viene ad essere infirmata, viene ad essere sminuita.
La preghiera è al centro di tutta la nostra attività soprannaturale; se preghiamo bene, vivremo bene; se preghiamo male, vivremo male; se preghiamo mediocremente, mediocremente vivremo. Bisogna che noi rivediamo la nostra preghiera proprio come accoglienza, come apertura a Cristo, perché Cristo deve essere visto e tutta la nostra speranza è come quella di Abramo: di poterlo vedere, di vederlo qui nella fede, vederlo lassù nella gloria. Vederlo e, perché la nostra preghiera diventi ascolto, una preghiera che si apre, una preghiera ricerca, dobbiamo smorzare i nostri desideri egoisti che saltano fuori anche nella nostra preghiera.
C’è un modo di pregare che, invece di far diminuire l’egoismo, lo fa crescere: quando intendiamo piegare Dio alla nostra volontà, costringere Dio a fare quello che ci pare. Ma la preghiera non è questa, la preghiera è insegnata da Gesù: “Sia fatta la Tua volontà, venga il Tuo regno”. Quest’apertura a Cristo, perché Lui che è luce per ogni uomo che viene in questo mondo, Lui riempia l’anima nostra di luce, Lui ci dia il senso delle cose, Lui ci dia quello di cui dobbiamo gioire e quello di cui dobbiamo consolarci, Lui. Aprirci a Lui completamente; metterci nel silenzio e nella disponibilità: “Signore, mi apro a Te; Signore, mi dono a Te; Signore, io voglio conoscere Te, esultare nel vedere Te”.
Riformare la preghiera deve essere un frutto di questa Quaresima. Il tempo pasquale liturgicamente è un tempo di serena e conquistata preghiera. Chiediamo, per i meriti della Passione del Signore, di imparare in questi giorni a pregare e la contemplazione che faremo di Lui nella Settimana Santa ci erudisca, perché possiamo fare un passo in avanti, a una preghiera più responsabile più completa, più bella, più feconda.
CODICE | 81D8Q013 |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 09/04/1981 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì V settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Preghiera: luogo dell’incontro con Gesù |
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