04/06/1981 - Omelia Giovedi VII Pasqua Nov Pent 7

Sant’ Ilario d’Enza, 04/06/1981
Omelia, Giovedì VII settimana Tempo di Pasqua, Novena di Pentecoste - VII giorno -

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At 22, 30; 23, 6-11; Gv 17, 20-26

“La gloria che tu hai dato a me io l’ho data a loro” (cfr. Gv 17, 22): è la partecipazione alla figliolanza di Gesù.

Noi non siamo salvati dall’esterno, noi siamo salvati dalla profondità del nostro spirito, il Signore ci ha fatto veramente suoi figli. Nel cristiano è avvenuto un cambiamento interiore profondo e grande, il cristiano da semplice creatura, da peccatore, diventa partecipe della vita divina, diventa veramente figlio di Dio. Ecco la gloria, la gloria di poterci chiamare figli di Dio, la gloria di essere così guidati dallo Spirito Santo, perché tutti i figli di Dio sono guidati dallo Spirito. E la consacrazione del cristiano è una consacrazione totale: non solo viene consacrato per un determinato momento, la consacrazione è perenne. Non solo viene consacrata la sua anima, viene anche consacrato il suo corpo, ecco perché nel cristiano tutto deve essere santo, nulla vi è di profano e di lontano a Dio.

Maria Santissima fu resa feconda dallo Spirito Santo, perché potesse generare Gesù e con Lui tutte le membra di Gesù. Noi siamo formanti in Maria per opera dello Spirito Santo. È questa grande verità che dobbiamo sempre tenere presente e rendere bene efficace nella nostra vita.

È su questi fondamenti che si realizza la beatitudine, sono “beati quelli mondi di cuore” (Mt 5, 8): la santità della nostra anima congiunta con la santità del nostro corpo. È così che un cristiano sente che è molto bello vivere, perché si vive in questa suprema realtà e tutto, tutto quello che ci capita, non fa che accrescere questo inestimabile dono, perché, quando un’anima possiede la carità, possiede lo Spirito Santo,a quest’anima tutto torna in bene, tutto diventa ricchezza, tutto diventa grazia.

Ed è in questa luce che dobbiamo sdegnosamente rifiutare tutte le tentazioni che provengono dalla nostra inquieta natura, dal mondo e dal demonio. Un cristiano sa che deve essere santo e perciò non può scendere a patti, non può diventare pigro e indolente, non può cercare le magre consolazioni e i cattivi piaceri del mondo. Un cristiano trova la sua fortezza non in un vago sentimento, ma in questa rivelazione meravigliosa: “Perché come tu Padre sei in me e io in te” (Gv 17, 21), ecco noi possiamo essere una sola cosa, una sola cosa per l’opera dello Spirito Santo, che ci unisce a Gesù e che ci unisce tra di noi, perché tutto quello che è in noi sia santo e sia sostenuto dalla santità che c’è nel Corpo Mistico. “Quelli che mi hai dati siano con me, dove sono io” (Gv 17, 24). È nella gioia e nella forza dello Spirito Santo, è per il domani, quando contempleremo la sua gloria. Proponiamo perciò stasera di prepararci alla Pentecoste con molta purificazione del nostro cuore e con molta decisione di operare il bene, perché il bene è proprio interamente dei figli di Dio.

CODICE 81F3N01366N
LUOGO E DATA Sant’ Ilario d’Enza, 04/06/1981
OCCASIONE Omelia, Giovedì VII settimana Tempo di Pasqua, Novena di Pentecoste - VII giorno -
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La santità dell’anima e del corpo – Il Corpo Mistico
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