25/10/1973 - Omelia Giovedi XXIX Ord

Sant’Ilario d’Enza, 25/10/1973
Omelia, Giovedì XXIX settimana Tempo Ordinario, Santi Crisanto e Daria

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Il rimprovero di Gesù ai dottori della legge ebraica, ai farisei, è posto così nella festa dei martiri, è posto come un grave ammonimento, come un motivo di profonda riflessione, come un esame duro di coscienza.

Noi onoriamo i martiri, noi invochiamo questi confessori della fede, noi esaltiamo il loro coraggio, noi proclamiamo di fronte a tutto il mondo il nostro plauso perché hanno scelto bene. Ma poi, è qui l’interrogativo grave, ma poi noi seguiamo i martiri? Siamo gli eredi dei martiri, ma noi siamo ben logici in questa nostra accettazione di eredità?

I martiri: oggi veneriamo due nostri patroni, due giovani di una splendida giovinezza, che per un’idea hanno buttato tutta la loro vita, non hanno esitato a sacrificare ciò che gli altri tengono e vogliono sfruttare gelosamente.

I martiri sono l’esempio, allora, di una meravigliosa fede, sono esempio di un coraggio fortissimo, sono dunque nostri modelli nella professione del nostro cristianesimo.

I martiri ci dicono che essere cristiani è qualcosa di supremamente bello, che essere cristiani è qualcosa di immensamente grande, che per essere cristiani vale la pena sacrificare quanto c’è nella vita, non solo il sacrificare il male o le posizioni di compromesso, ma sacrificare anche ciò che umanamente è accettabile e degno. Piuttosto che rinnegare, piuttosto che scendere a compromessi, non hanno esitato.

Ecco la nostra revisione di vita, ecco come dobbiamo rifiutarci di costruire un cristianesimo fatto di mezze cose, di promesse non mantenute, di propositi affastellati su, ma non posti in esecuzione. Com’è necessario farci un cristianesimo semplice, coerente, un cristianesimo di profonda convinzione e ancora di entusiasmo.

Dobbiamo chiedere ai martiri la virtù della fortezza, che è coerenza e che è coraggio, non avere paura. Dio è tanto grande, che non si fa mai abbastanza per lui, Dio è tanto buono che non lo si ricambia mai sufficientemente, Dio è infinita gioia e vale la pena sacrificare le gioie che passano per conquistare lui, gioia del tempo e gloria dell’eternità.

La nostra revisione di vita, perciò, scenda fino in profondità nel nostro cuore e guardiamo quanta pigrizia, quanto compromesso, insomma quanta viltà dobbiamo segnare nella nostra vita cristiana.

Chiediamo ai santi martiri questa grazia di vera, logica fortezza, chiediamola per essere veramente nella loro strada, per essere cioè, fino in fondo, nell’amore di Gesù.

CODICE 73LQO0133UN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 25/10/1973
OCCASIONE Omelia, Giovedì XXIX settimana Tempo Ordinario, Santi Crisanto e Daria
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE coerenza e coraggio
ARGOMENTI La virtù della fortezza: coerenza e coraggio
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