28/11/1974 - Omelia Giovedi XXXIV Ord

Sant’Ilario d’Enza 28/11/1974, Giovedì XXXIV Ord
Omelia

La liturgia sottolinea il pensiero dell’eternità, sottolinea il pensiero del tempo che passa, del tempo che inesorabilmente passa, del tempo che, se passa senza che tu lo riempia di bene, sarà unicamente una tua grave responsabilità.

Avere il tempo, avere la grazia, avere tanti aiuti e sciuparli: quale grave pensiero! Sciupare i mesi, forse gli anni.

Il Signore è vicino a noi, il Signore ci ama. Il Salmo responsoriale sottolinea: “Beati gli invitati al banchetto nuziale dell’Agnello”. Questo invito che noi abbiamo, questo invito che ci è stato dato nel battesimo ci è confermato quotidianamente nei misteri della parola e della presenza del Cristo. Ogni sacramento cui noi partecipiamo è ancora un invito, perché è ancora un aiuto, perché è una chiara volontà di Dio che ci vuole santi.

Questa è la volontà di Dio infinito: che noi diventiamo santi, cioè che noi diventiamo autentici nella nostra fede, che noi diventiamo ricchi nella carità, che noi compiamo le nostre opere buone, che noi seguiamo Gesù nelle sue strade, che seguiamo Gesù nelle sue scelte, che seguiamo Gesù in tutte le circostanze della vita.

Il pensiero è ancora sottolineato dalla vicinanza dell’Avvento, di questo Avvento dell’Anno Santo, di questa nostra necessità di conversione, d’incontro, dunque, con Dio a livello profondo e di riconciliazione, di incontro vero con i nostri fratelli, distruggendo ogni forma di diaframma, ogni ostacolo.

E l’Avvento inizia così nella luce della Madonna. Domani cominciamo la novena: vorrei che la sentissimo bene questa novena, che la sentissimo in tutto il suo significato, che non ci fermassimo all’apprensione di una cosa che è data dalla tradizione nostra, di una cosa che si fa perché la fanno gli altri. Vorrei che, in questa grande nostra esigenza di conversione e di riconciliazione, tendessimo la mano alla madre nostra Maria santissima. Che tendessimo la mano, perchè cosa vuol dire prepararsi a una sua festa se non prepararsi a entrare in una maggiore comunione con Lei, in una realizzazione di devozione autentica? Cosa vuol dire fare una novena, se non insistere per creare, con l’aiuto della grazia, nei nostri cuori un habitat, una situazione, una casa adatta a recepire meglio la grazia, a valorizzare meglio la grazia, ad essere migliori?

La nostra novena deve rappresentare una somma, la somma della nostra preghiera, della nostra penitenza, della nostra carità.

Fate una novena così, mettendo il fervore nella vostra preghiera (più fervore), mettendo (comincia un tempo forte con l’Avvento) un po’ più di mortificazione, di controllo, di dominio, di controllo ragionato, voluto, di ascesi e mettendo maggiore carità, ogni giorno in una maggiore bontà, in una maggiore comprensione, in una più vasta e profonda generosità.

Fate una novena così: tre più per una somma, tre più per un incontro, tre più per una gioia più profonda.

CODICE 74MTO0133ZN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 28/11/1974, Giovedì XXXIV Ord
OCCASIONE Omelia
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Diventare santi attraverso Maria
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