Is 11, 1-10; Rm 15, 4-9; Mt 3, 1-12
Davanti ai nostri occhi si erge alta, forte, austera, grande la figura di Giovanni Battista. E come allora anche a noi ripete la parola: “Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino”.
Abbiamo bisogno di una persuasione che sia profonda nel nostro animo. La persuasione che abbiamo bisogno di convertirci per lasciare tutte le cose che non piacciono al Signore, per abbandonare le mediocrità, per essere pronti per il regno di Dio. Perché il regno di Dio è regno di amore. È regno di un grandissimo amore perché è la volontà del Padre che ha mandato Gesù per amore. E vuole che noi ci diamo a Gesù con amore. È dell’amore che ha bisogno il nostro cuore. È l’amore che deve essere dominante in tutta la nostra vita e non l’orgoglio, non l’egoismo, non la chiusura in una forma sbagliata di pretesa.
Abbiamo bisogno così di penitenza: di una penitenza di amore e di una penitenza di fede. Abbiamo bisogno di questo dominio di noi stessi per dirigere meglio tutte le nostre cose, per fare della preghiera la vera atmosfera della nostra giornata.
Ai farisei Gesù diceva “razza di vipere”. Perché erano vipere? Erano vipere perché davano veleno, morsicavano dando veleno e così stravolgevano la legge di Dio, erano ipocriti. Giovanni Battista li conosceva bene. Non è il nome di cristiani, anche per noi, che ci salva. Sono le opere del cristiano che ci salvano. E su queste opere dobbiamo, in questo Avvento, insistere molto. Fare le opere buone. Perché torna la parola: “La scure è posta alla radice e ogni albero che non fa frutto buono viene tagliato e gettato nel fuoco” (cfr Lc 3,9).
Quali sono i nostri frutti? Quali sono le nostre opere buone? Che cosa può attirare in noi lo sguardo di Dio? Che cosa può attirare la sua compiacenza? Le opere buone: le opere di carità, le opere di misericordia, il saper perdonare, il saper essere generosi, il saper dare a chi non dà, il saper essere in perdono per chi non perdona. Dobbiamo fare queste opere buone e non accontentarci di parole, perché sarebbe un Avvento di parole. Deve essere invece una strada di servizio a Dio e di amore a Lui.
Sentiamo allora urgente e forte questo bisogno della penitenza di amore e facciamo sì che le nostre opere realizzino questa impostazione di fede. Facciamo sì che la nostra giornata sia ricca di amore, ricca di dono, ricca di fede.
Proponiamoci questo oggi, proponiamocelo con vera decisione e con vera umiltà per essere proprio a disposizione di Dio e sentire che è vero che traduciamo l’esortazione di Giovanni Battista: “Convertitevi”.
Ripetiamo: “Sì, Signore, noi ci convertiamo perché abbiamo capito che il tuo regno è regno di carità, è regno di misericordia, è regno che cerca il nostro bene, la nostra vera felicità”.
CODICE | 86N6O01311N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 07/12/1986 |
OCCASIONE | Omelia, II Domenica Tempo Avvento – Anno A |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | |
ARGOMENTI | portare frutti di carità e di penitenza.. |
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