13/10/1987 - Omelia III Domenica Avv Anno B

Sant’Ilario d’Enza, 13/12/1987
Omelia, III Domenica Tempo Avvento – Anno B

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Is 61, 1-2. 10-11; 1 Ts 5,16-21; Gv 1, 6-8. 19-28.

“Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce”. È la gloria di Giovanni Battista, la sua gloria di essere la testimonianza a Cristo, di essere colui che ha preparato l’accoglienza alla Luce. La gloria di Giovanni Battista si è affermata così e ne è stato degno, perché ha saputo vivere una vita intensissima, una vita di penitenza e di preghiera, una voce di umiltà. Non ha osato chiamarsi «profeta» ed era più che un profeta; non ha osato dirsi un «santo», si è detto una «voce». Quanto cammino aveva fatto nella sua interiorità, nella sua viva trasparenza. Era un testimonio perché era uno completamente donato, perché era uno che aveva lasciato trionfare il Signore nel suo cuore. Prima ancora di nascere, era stato santificato dallo Spirito Santo e aveva esultato alla presenza del Messia, del Cristo; ora tutta la sua vita si è proiettata e si è realizzata così. Ha potuto essere un testimonio, perché aveva completamente vuotato la sua vita di ogni elemento umano. Ciò che lo muoveva era la gloria di Dio e l’amore al Cristo.

È proprio questa figura che oggi si presenta a noi per una riflessione profonda: noi dobbiamo sentire la nostra chiamata, una chiamata che potentemente ci fa Dio. Prima di poter esprimere una vera gioia dobbiamo esprimere una vera preghiera e una vera penitenza, prima di poterci dire testimoni dobbiamo purificare il nostro cuore e la nostra vita. Noi ci diciamo cristiani, discepoli cioè di Cristo e dobbiamo averne i tratti, le somiglianze; dobbiamo vivere come ci ha detto Gesù per poter dire a tutti: così si deve fare, così ci ha insegnato il Signore, per questo è venuto tra noi. È venuto per guidarci nella strada della bontà, della santità, la strada che conduce alla salvezza, che conduce a Dio. Quanta generosità, allora, dobbiamo cercare di realizzare!

Questo tempo d’Avvento ci è dato proprio nell’ordine di questa riflessione. Bisogna vivere come Cristo per aprire le strade a Cristo, presso degli altri. Dobbiamo vivere come Cristo e tante sono le tentazioni, e tanti sono i pericoli di compromesso. Vivere come Cristo vuol dire vivere in una generosa carità, in una generosa affermazione; vuol dire superare i nostri egoismi, perché sono i nostri egoismi, sono quella folla di cose che turba il nostro cuore: sentimenti di orgoglio, sentimenti di individualismo esasperato, sentimenti di ricerca di un piacere che è veleno. Sono queste cose che ci impediscono la nostra affermazione, la nostra generosa dedizione al Signore ed è su questo che dobbiamo lavorare, per arrivare al Natale purificati, generosi, pronti. Ci dobbiamo chiedere quali sono le cose che più ci ottenebrano, che impediscono il filtrare della luce di Cristo e dobbiamo prendere via queste cortine fumogene; dobbiamo strappare dal nostro cuore tutto ciò che non è di Cristo, tutto ciò che ci impedisce una vera testimonianza di bene e di amore. Dobbiamo amare Dio e in Lui amare noi stessi e in Lui amare gli altri. Non ci dobbiamo amare di un amore egoista, interessato, superstizioso, per cui temiamo e abbiamo orrore di quello che è l’oscurità della vita. Dobbiamo sapere di essere condotti da Dio, dobbiamo sapere di essere guidati da Lui e che ciò che dobbiamo temere è solo il peccato, è solo la nostra particolare debolezza.

Doniamoci al Signore di un dono grande, per preparare nel nostro cuore l’incontro con Gesù Salvatore.

CODICE 87NCO01312N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 13/12/1987
OCCASIONE Omelia, III Domenica Tempo Avvento – Anno B
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La testimonianza a Cristo richiede purificazione
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