27/01/1980 - Omelia III Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 27/01/1980
Omelia, III Domenica Tempo Ordinario - Anno C - Festa dei giovani

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Ne 8, 2-4. 5-6. 8-10; 1 Cor 12, 12-31; Lc 1, 1-4; 4, 14-21

“Lo Spirito del Signore è sopra di me e mi ha mandato per annunciare” (* Lc 4, 18).

Gesù proclama la sua missione, la proclama in tutta la sua dignità, la sua grandezza, la sua necessità. Proclama la sua missione, una missione che si estende per tutti i secoli perché Gesù continua ancora, la sua opera non è stata mai interrotta, continua ad annunciare, continua a salvare, continua a condurre; la continua attraverso la sua Chiesa, che è il suo corpo, la Chiesa che pure è investita dallo Spirito Santo, consacrata per questo. La Chiesa continua ad annunciare il Vangelo della liberazione, continua a consolare gli uomini, a guidarli per la strada della salvezza.

Che cosa vuol dire convocarci in Sinodo? Vuol dire che, sotto la guida del nostro Vescovo, con tutte le Parrocchie della Diocesi, noi vogliamo realizzarci come Chiesa, vogliamo, sotto la guida dello Spirito Santo, sentire la nostra dignità e la nostra missione di Chiesa. Vuol dire che tutti noi diventiamo ben consapevoli che il cristianesimo, che abbiamo ricevuto, non è un fenomeno individualistico per cui ognuno nel suo cantuccio realizza una specie di religione. Noi tutti sentiamo come siamo popolo di Dio, come dobbiamo vivere questa proporzione, come siamo un unico organismo. Abbiamo sentito, nella seconda Lettura, san Paolo dirci la vera nostra realtà: “Fratelli, pur essendo molti, siamo un corpo solo” (*1 Cor 12, 12-13). E’ il Cristo totale, per cui un cristiano deve vivere insieme agli altri, deve realizzare insieme agli altri, deve evangelizzare insieme agli altri, perché la Chiesa è posta come salvezza ed è incaricata per tutti gli uomini. Ognuno al suo posto, ognuno con la sua responsabilità, ognuno col suo impegno, ognuno con il proprio lavoro. Siamo molti, ma formiamo un corpo solo in un solo Spirito.

La nostra Parrocchia si convoca in Sinodo, cioè deve prendere nuova coscienza, una coscienza più profonda di essere una sola cosa con Cristo e una sola cosa con gli altri membri della Chiesa, e deve santificarsi, e deve operare: santificarsi per operare, operare per la salvezza e la carità verso tutti.

Si bandisca allora tra di noi tutto quello che sa di egoismo, tutto quello che sa di forzatura, di una forzatura che vuole accentuare l’individuale sul sociale, che vuole fare della fede una pietà stravolta e individualistica. E’ san Paolo, lo abbiamo ascoltato, che ci traccia il cammino. “Le varie membra hanno cura le une delle altre; se un membro soffre tutte soffrono, se un membro è onorato tutti gioiscono, perché siete corpo di Cristo e sue membra ciascuno per la sua parte” (cfr. *1 Cor 12, 25-27).

Si vinca allora lo spirito di orgoglio, per cui il tentatore suggerisce di sapere di più degli altri, di volere essere sopra agli altri. Si vinca la tentazione del comodo, per cui a parole siamo pronti e siamo in servizio, nella realtà non muoviamo neanche un dito! Si vinca la tentazione di tirarsi da parte, perché non si va d’accordo con tutti, quasi che ci fossero i perfetti e non tutti noi dovessimo riconoscere di essere imperfetti e con tante forme di difetti. Ognuno la sua parte.

“Sinodo” vuol dire che, se realizziamo questa unione, possiamo camminare insieme, non sbavare da parte qualche cosa, dir su qualche insulsaggine e credersi a posto; essere insieme, camminare insieme, dando gloria a Dio, offrendo al Signore la nostra sofferenza e il nostro lavoro, portando pazienza gli uni con gli altri, cercando di essere così umili e così pronti da avere con noi il segno di Dio, che si manifesta proprio nella carità vicendevole.

Fare Sinodo, preoccuparci dell’evangelizzazione, del modo dell’evangelizzazione, perché a tutti è stato detto: “Andate e predicate” (* Mc 16, 15). Andate, annunciate la Parola! Il mondo soffre perché non ha Cristo, perché non possiede la sua legge, perché non vive del suo amore e noi resteremo indifferenti, crogiolandoci così in disparte? E noi resteremo indifferenti, sentendo questo tormento e chiudendolo fuori dal nostro cuore?

Evangelizzarci per evangelizzare, sotto la guida del nostro Vescovo, per dare lode a Dio, per essere autenticamente un mirabile esempio al mondo di come si crede, di come si ama, di come si opera.

CODICE 80ASO01332N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 27/01/1980
OCCASIONE Omelia, III Domenica Tempo Ordinario - Anno C - Festa dei giovani
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale,
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI L’annuncio: missione della Chiesa e di ogni cristiano - Sinodo
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