21/04/1985 - Omelia III Domenica Pasqua ore 11 Matrimonio

At 3, 13-15. 17-19; 1 Gv 2, 1-5; Lc 24, 35-48

La preghiera che si trasforma in augurio è resa così, è condotta così dal mistero che stiamo celebrando, il mistero della risurrezione del Signore. La risurrezione di Gesù è un fatto: quella mattina Gesù, nel suo vero corpo, è risorto per noi, per darci la vita, per darci il senso della vita, per darci l’amore, per darci il senso dell’amore, perché senza di lui non c’è nessuna altra speranza e l’uomo si vede in preda a delle forze cieche e inesorabili. Il Signore Gesù, risorgendo, si è così manifestato non come un uomo, ma come Dio fatto uomo e ha impreziosito tutta la nostra vita e ha dato un senso al dolore e un senso alla gioia. Ecco qui, per questo preghiamo, preghiamo perché voi sposi, perché tutti noi possiamo inserirci bene nella fede, ad avere una fede viva, fervida, una fede grande, che ci conduca di giorno in giorno. La fede vi sarà la luce. La fede vi sarà la forza. Chi crede sa il perché delle cose che gli altri non sanno. Quando uno ha fede, sa che vicino a lui c’è Gesù risorto e neppure la morte fa paura, perché la morte, per chi ha fede, è un passaggio a una vita gloriosa, a una vita senza più le ombre di questa terra. E allora l’augurio che viviate di fede, che progrediate nella fede, che vi amiate nella fede, che costruiate nella fede è ciò che noi, ho detto, trasformiamo in preghiera, perché il Signore vi possa così comunicare tutta la preziosità della sua grazia, tutta la ricchezza meravigliosa della sua carità. Vogliatevi bene nella fede e costruite la vostra famiglia così come la vuole il Signore. Costruite la vostra famiglia, ricordando che una famiglia cristiana è inserita nella fede e quindi nella preghiera, che la famiglia cristiana sa che, pregando, noi entriamo in comunicazione con Gesù e Gesù ci ama e Gesù ci segue e Gesù ci benedice.