19/12/1976 - Omelia IV Domenica Avv

Sant'Ilario d'Enza, 19/12/1976
Omelia, IV Domenica Tempo Avvento - Anno C

Ascolta l'audio

Mic 5, 1-4; Eb 10, 5-10; Lc 1, 39-48

“A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?” (Lc 1, 43). Le parole di Elisabetta riecheggiano forti nel nostro cuore, perché anche a noi viene Maria, anche a noi Maria porta Gesù, anche a noi Maria vuol portare la gioia di Gesù.

Un’importanza vitale allora, in questa prossimità del Natale, ha il nostro sguardo e la nostra attesa verso Maria, perché è lei quella che porta in sé la salvezza, che dona a noi la salvezza. E’ ancora sulla sua devozione che dobbiamo insistere, perché la sua devozione è veramente fonte di ogni grazia, aiuto per ogni realtà soprannaturale. Noi siamo troppe volte inceppati, le cose ci stringono da tutti i lati, sentiamo che indubbiamente resteremmo vittime delle nostre stesse passioni e delle passioni che si scatenano intorno a noi.

Il bisogno di Dio, che ci è portato da Maria, acuire in noi il bisogno di Dio. In questo mistero del Natale, che contempleremo, noi abbiamo bisogno di portare coscientemente la nostra estrema indigenza, la nostra grande povertà. Il riconoscerci poveri, il riconoscerci bisognosi di tutto, il riconoscere in quale abisso il peccato ha portato l’umanità è il primo momento per avere la salvezza, tanto più che, lo sappiamo, il Signore è sempre pronto, è sempre in atto la sua redenzione.

La sua salvezza non è un episodio che si è verificato nel tempo, la sua salvezza è perenne, la sua salvezza si compie in noi nei giorni nostri, nelle ore nostre mediante l’Eucaristia. Aveva detto Gesù : “Ecco il sangue che è versato per voi” (Lc 22, 20), è un participio presente nel testo, vuol dire: il sangue che sta versandosi per voi. E’ proprio così, si verifica la sua misericordia in ogni Messa.

La festa del Natale che cosa ci deve fare? Ci deve acutizzare il senso della nostra povertà, il desiderio della salvezza di Dio; particolarmente dunque ci deve portare a una comprensione più attuale della Messa, perché nella Messa ancora si verifica il suo atto redentivo e viene applicato a noi. Ecco perché con insistenza noi parliamo dell’Eucaristia come della persona di Cristo, che viene continuamente in mezzo a noi per trasformarci in lui.

Perciò in questa settimana, che ci separa dal Natale, cerchiamo di dare alle cose il giusto valore e mettiamo Dio al posto che gli compete. Troppe volte le nostre preghiere sono dopo le altre preoccupazioni, le nostre preghiere devono essere la prima nostra occupazione. Il nostro senso del divino deve continuamente svilupparsi. In questa settimana dobbiamo far tacere più fortemente il grido del nostro egoismo, l’urlo delle nostre passioni, attraverso uno spirito di penitenza vivo ed efficace, uno spirito di penitenza che ci porti a valorizzare il Natale nella sua grande realtà. Natale è nascita di Cristo, non è semplicemente la festa della bontà, non è semplicemente la festa dell’inverno, della gioia. Il Natale ha un nome: Natale di Gesù, cioè Natale del Salvatore. E’ a lui che ci dobbiamo stringere, è a lui che dobbiamo offrire la nostra vita, perché la trasformi come lui vuole e la renda adatta a portare anche la salvezza agli altri.

CODICE 76NIO01313N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 19/12/1976
OCCASIONE Omelia, IV Domenica Tempo Avvento - Anno C
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Attesa del Natale
Condividi su
MOVIMENTO FAMILIARIS CONSORTIO
Via Franchetti, 2
42020 Borzano
Reggio Emilia
Tel: + 39 347 3272616
Email: info@familiarisconsortio.org
Website: familiarisconsortio.org
  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAPCREDITS