05/03/1979 - Omelia Lunedi I Quar

Sant’Ilario d’Enza, 05/03/1979
Omelia, Lunedì I Settimana Tempo Quaresima

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Lv 19,1-2. 11-18; Mt 25,31-46

Bisogna allora saper vedere. Vedere il Signore Gesù. Saperlo vedere nel volto dell’uomo, degli altri uomini, particolarmente vederlo nel volto dei bisognosi e dei sofferenti. Bisogna saper vedere. Questa visione si chiama visione di fede per cui non si vede semplicemente uno che ha bisogno, ma Cristo che ha bisogno. Non si vede semplicemente un altro uomo della nostra stirpe, si vede Gesù Figlio di Dio. Ecco ritorna l’invocazione: “Signore, fa' che vediamo”, perché, grossolani ed egoisti come siamo, facciamo finta di non vedere, procuriamo di non vedere, o di vedere solo in determinati casi o in determinati momenti di sentimentalismo. Noi dobbiamo vedere sempre nel volto degli altri Cristo e onorarlo. Vedere ed onorare. Deve essere un atto unico: come davanti all’immagine di un crocefisso ognuno di noi sente il bisogno di prestare la propria devozione, a ugual titolo, in uguale misura, con uguale forza, anzi, una forza che si moltiplica perché ogni uomo non è un’immagine morta, è un’immagine viva, è un’Eucarestia. E nell’ordine dell’Eucarestia abbiamo l’ordine della vita che si dona, che progredisce, che cresce. Perciò la nostra meditazione quaresimale avrà questa preferenza di riflessione, avrà questa preferenza di preghiera, una preferenza che andrà crescendo man mano che cresce la nostra devozione al Signore Gesù, la nostra conformazione a Lui. E questo lo dobbiamo fare prescindendo dai meriti, prescindendo dalla riconoscenza, prescindendo da qualsiasi nostro vantaggio. Noi vorremo onorare Cristo e amarlo nei fratelli, perché Cristo ce l’ha comandato, perché Lui si è voluto identificare con ognuno. “Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi”. Sentite quale promessa e quale soavità! La promessa di tenerci pronto, subito, il Regno della sua gloria, la promessa di assisterci ben da vicino ed accoglierci con Lui, anche se i nostri peccati ci rendono simili al ladro sulla croce, al quale è stato detto: “Oggi sarai meco in Paradiso”. E poi, è la parte concreta e pratica: non cercheremo lontano, cercheremo ben vicino. Cercheremo nella nostra famiglia, cercheremo tra quelli con cui quotidianamente trattiamo, cercheremo di essere disponibili a una carità tanto larga e tanto assidua da riempirci ogni giorno il cuore di gioia vera, della gioia del dono. Cercheremo di essere più pazienti, di essere più umili, di essere più comprensivi, di essere più disponibili, di essere più pronti al perdono, di essere meno intriganti. Ecco, cercheremo insomma quelle qualità che fanno della carità non una qualunque carità, ma la carità del Cristo amabile, del Cristo dolce, del Cristo redentore.

CODICE 79C4Q01340N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 05/03/1979
OCCASIONE Omelia, Lunedì I Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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