14/03/1977 - Omelia Lunedi III Quar

Sant’Ilario d’Enza, 14/03/1977
Omelia, Lunedì III Settimana Tempo Quaresima

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2Re 5,1-15; Lc 4,24-30

Il coraggio della verità. Abbiamo udito come Gesù dice con chiarezza, con fermezza, con decisione la verità. Si levarono, lo cacciarono fuori, ma aveva detto la verità. Verità che sarà proclamata da tutta la sua vita e da tutta la sua predicazione. Verità che vedremo ancora limpida e magnifica durante il processo nel quale verrà condannato a morte. Gesù era venuto per dare testimonianza alla verità. Perciò soggiungeva: “Chi è dalla parte della verità è dalla mia parte”. E al manigoldo che gli dà un ceffone davanti al tribunale di Anna Gesù risponde con la famosa affermazione: “Se ho detto il giusto perché mi percuoti, e se ho detto il falso perché perché non lo dimostri?”. Ecco, un seguace di Gesù è uno che cerca la verità, che ama la verità, che difende la verità, che proclama la verità. Ma quale verità? La verità che ci è stata consegnata da Gesù. La verità che la santa Chiesa custodisce, la verità su Dio, sull’uomo, sulla società degli uomini. La verità su quella che deve essere la nostra condotta e la nostra morale. La verità. Un cristiano la difende contro tutti perché sa che non è la sua verità, ma è la verità di Dio. Un cristiano non teme, perché non può mettere in dubbio ciò che è stato manifestato da Dio. Un cristiano perciò non è un timido. Un cristiano è coraggioso e forte, proprio perché sa che non può sbagliare nel credere quello che Dio gli ha insegnato. È molto riprovevole invece il cristiano che ha paura di manifestarsi come cristiano. Il cristiano che pensa a una maniera e scende a compromessi con gli altri: se sente parlar male, parlar male della Chiesa, parlar male del Signore, bestemmiare, non dice niente perché è scomodo dire. Il cristiano che sente dire delle parole sconce, delle affermazioni sbagliate sulla vita morale, su quello che deve essere il comportamento di onestà e non dice niente, o peggio, per compiacere gli altri accenna un sorriso o aggiunge una parola, è un cristiano traditore, tradisce la verità. Bisogna che preghiamo stasera perché ci sia tanta coerenza nella nostra vita, tanta linearità. Che non si senta mai che un cristiano ha dato cattivo esempio. Perché alle volte dei cristiani sono detti falsi? Proprio perché frequentano le funzioni, ma poi fuori sono come gli altri. Un cristiano deve essere diverso dagli altri, diverso. Non diverso nell’impegno, non diverso nella condizione di vita, diverso per quello che crede, per quello che afferma e per quello che di conseguenza fa. Un cristiano deve essere diverso. Un cristiano che è come uno del mondo è un cristiano falso. Quindi approfondire le verità. Tutte le verità della nostra fede. Conoscere i comandamenti, conoscerli bene. Ed essere poi lineari e forti. Vedete, abbiamo letto l’episodio del generale siro che viene a farsi guarire da Eliseo. Era un generale suscettibile. Sdegnato vuole andare via. Poi l’osservazione di chi gli sta attorno lo fa riflettere. È una comunicazione del profeta, è un messaggio di Dio: ubbidire. Ubbidisce e ottiene il miracolo. Deve essere così anche per noi. Il messaggio di Dio va tradotto sempre, anche quando le apparenze umane sono contrarie. E il messaggio di Dio va tradotto, va amato, va sempre difeso. Resti qui il riassunto della nostra riflessione: seguirlo, difenderlo, perché sarà per noi il grande modo di costruzione, la nostra gloria.

CODICE 77CDQ013
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 14/03/1977
OCCASIONE Omelia, Lunedì III Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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