17/04/1984 - Omelia Martedi Santo

Sant’Ilario d’Enza, 17/04/1984
Omelia, Martedì Settimana Santa

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Quaresimale – Martedì Santo

Is 49,1-6; Gv 13,21-33. 36-38

Deve essere stato uno dei momenti più dolorosi per Gesù dover dire a Giuda: “Quello che fai, fallo presto” (Gv 13, 27), dover dire a Pietro: “Prima che il gallo canti, mi avrai rinnegato tre volte”( Gv 13, 38). Cosa non aveva fatto Gesù? Che cosa aveva manifestato ai suoi apostoli? Aveva dato la sua verità, aveva dato i suoi miracoli, aveva dato particolarmente il suo cuore; aveva dato tutto e si trovava di fronte a un orribile tradimento e si trovava di fronte al rinnegamento di colui che aveva fatto così uno dei prediletti, e aveva promesso di farlo capo della Chiesa.

Noi dobbiamo avere sempre un unico timore: di arrivare anche noi, di potere arrivare a un tradimento o a un rinnegamento, perché non siamo migliori degli apostoli. Dobbiamo aver paura della nostra debolezza, perché si vince solo in una grande confidenza in Dio, nella sua misericordia, ché unicamente Lui ci può preservare dal peccato, ci può preservare dalla nostra strana debolezza.

La causa del peccato va ricercata particolarmente nell’orgoglio, quando uno è troppo sicuro di sé, quando uno è così infatuato di sé stesso che pensa di avere solo lui le idee giuste. Quali idee si deve essere formato Giuda? Indubbiamente il suo atteggiamento, che ha seguito il tradimento, dice che Giuda sperava che Gesù se la sarebbe cavata, come aveva fatto altre volte, e che quindi valeva la pena di guadagnare dei soldi. Giuda contava sulle sue idee e le sue idee l’hanno portato al peccato più grave di tutta la storia: ha dato ai carnefici il Figlio di Dio.

Oh, come dobbiamo essere umili! Come dobbiamo farci guidare dalla Chiesa, perché la Chiesa ci è stata data da Gesù proprio come la nostra madre! Dobbiamo amare molto la Chiesa, seguire quello che ci dice il Santo Padre, quello che ci dice il nostro Vescovo. La Chiesa seguirla! La Chiesa amarla! La Chiesa non permetterci di criticarla! Dubitare di noi stessi, ma mai dubitare dell’insegnamento della Chiesa.

L’umiltà, il comportamento ci porta allora ad inserirci nella Parrocchia e collaborare nella Parrocchia con tutti e seguire le scelte, seguire gli interventi che si svolgono per l’evangelizzazione nella Parrocchia. Essere così buoni parrocchiani vuol dire amare la Chiesa, amare la Chiesa locale, sentire che la nostra fraternità ci sorregge e ci aiuta. Volerci bene come ci ha insegnato il Signore e in questo realizzare la nostra testimonianza, una grande testimonianza a tutto il mondo.

CODICE 84DGQ0134XN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 17/04/1984
OCCASIONE Omelia, Martedì Settimana Santa
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La debolezza nostra davanti al peccato
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