21/05/1980 - Omelia Mercoledi VII Pasqua Nov Pent 6

S. Ilario D’Enza 21/5/1980
Mercoledì, VII settimana Tempo di Pasqua, Novena di Pentecoste - VI giorno, -

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At 20, 28-38; Gv 17, 11-19

“Nessuno di loro è andato perduto” (cfr. Gv 17, 12).

Ecco, è la testimonianza di Gesù. Ecco, è il programma e il desiderio e l’anelito della Chiesa: che nessuno vada perduto, ma che tutti possano essere consacrati nella verità; il desiderio di un mondo santo e di un mondo santificatore, un desiderio che si presenta a tutti, un desiderio che si infrange nella constatazione del peccato che imperversa, del peccato che rovina, del peccato che domina. Ma il cristiano non ha paura del male, ma il cristiano non ha paura dell’oscuro e terribile tramare del male, perché resta forte per tutti i secoli la parola di Gesù: “Ti chiedo, o Padre, che tu li custodisca dal maligno” (ib.15).

È lo Spirito Santo, è Lui, mandato da Gesù, è Lui che vince il male. È Lui che ci santifica, è Lui che ci custodisce. Oh, la serena fiducia, la serena confidenza! Oh, la sicurezza della potenza di Dio! “Questa è la vittoria che vince il mondo: la nostra fede” (1Gv 5, 4). Bisogna che sentiamo forte quest’azione dello Spirito Santo, bisogna che noi siamo molto sensibili. Il peccato non fa paura, quando del peccato ci si vuol liberare. Il maligno non può nulla contro i figli della luce. E noi sappiamo la mirabile azione dello Spirito Santo nei sacramenti, particolarmente nel sacramento della misericordia, quando un’anima si presenta al tribunale della misericordia, quando un’anima vuole incontrarsi con Gesù che salva e salva con la sua croce.

L’azione dello Spirito Santo nel sacramento della penitenza è mirabile. Lo Spirito Santo purifica i nostri cuori, lo Spirito Santo fa di un peccatore un uomo nuovo. Lo Spirito Santo dà una grazia che si chiama medicinale perché, come una medicina guarisce da un’infermità corporea, la sua grazia guarisce e previene. Guarisce delle ferite dolorose che sembrerebbero insanabili, previene quelle facili ricadute. Se c’è un momento in cui sentiamo la potenza dello Spirito, è proprio nel sacramento della confessione. E dice giustamente la liturgia: “O Dio, che manifesti la tua onnipotenza soprattutto nel perdonare”. Lo Spirito Santo ci è stato ottenuto dal Sangue di Gesù ed è proprio questa grande potenza: brucia, bruciando purifica, mette l’amore dove c’è stato l’odio, mette le energie dove c’è stata una deprecabile debolezza, mette il senso vero della vita dove c’era stata confusione ed errore.

Le anime che sono più attente, quanto invocano lo Spirito Santo nel prepararsi alla confessione! Quanto sentono questa misteriosa azione! Quanto avvertono la gioia sensibile di un misterioso miracolo, di un misterioso lavorio della grazia nell’intimo del cuore! Ed è qui che noi dobbiamo porre la nostra revisione di vita, perché, poveri noi, se non portiamo un cuore ben disposto all’azione dello Spirito Santo, se le nostre confessioni, invece di essere un rinnovamento, sono qualche cosa che s’assomiglia all’ipocrisia! Confessioni fatte a schema, confessioni fatte per la circostanza, confessioni fatte in fretta, confessioni distratte, confessioni che sono solo una forma di agitazione nel sonno, perché continua anche dopo questo sonno spirituale di indifferenza e di abitudine.

Le confessioni dovrebbero essere un fuoco rovente, che entra in noi, e purtroppo tante volte non ci strappano nemmeno una lacrima. Andiamo con indifferenza, diciamo un atto di dolore a fior di labbro e poi, con la solita indifferenza, ritorniamo al peccato. Quanto dobbiamo insistere sulla preparazione alle nostre confessioni e sul ringraziamento!

La preparazione alla confessione è metterci così, con l’aiuto della Beata Vergine, a disposizione dello Spirito Santo, invocarlo, domandare il tormento di non aver amato, il dispiacere di non aver dato quel minimo che ci era chiesto. Portare così un cuore che sanguina, un cuore che vuole veramente cambiare vita e camminare in un altro senso.

E il ringraziamento. Il ringraziamento dopo la confessione è la meditazione su quello che è avvenuto in noi, è la riflessione su quello che ci ha fatto capire il Signore e la Chiesa nel sacerdote, è il precisare ulteriormente i nostri propositi. Chiediamoci, ognuno di noi, che cosa resta da realizzare in questo campo e, preparandoci alla Pentecoste, pensiamo bene che la prima preparazione sta in un rinnovamento totale, in una vera penitenza risanatrice. Mettersi a sua disposizione, perché anche nel nostro cuore operi le sue meraviglie.

CODICE 80EMN01366N
LUOGO E DATA S. Ilario D’Enza 21/5/1980
OCCASIONE Mercoledì, VII settimana Tempo di Pasqua, Novena di Pentecoste - VI giorno, -
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La confessione
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