10/04/1977 - Omelia Notte Pasqua

Sant’Ilario d’Enza, 10/04/1977
Omelia, Notte Pasqua

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Rm 6,3-11; Lc 24,1-12

La gloria della resurrezione del Signore è sempre un motivo di profonda commozione e soprattutto uno grande lancio di fede, una grande affermazione di fede, una grande affermazione della grandezza di Gesù e dall’amore che dobbiamo portargli. La resurrezione di Cristo è la più grande prova del Cristianesimo. Se Cristo non fosse risorto, vano sarebbe il nostro credere, inutile la nostra fede. Cristo è risorto. Ha trionfato sul dolore e sulla morte. Ha trionfato sul peccato e sul mondo. Il suo trionfo è stato meraviglioso. Il suo trionfo preannuncia il trionfo che avranno con Lui tutti i cristiani. Perché, se con Cristo moriamo al peccato, con Cristo risorgeremo alla gloria; perché, se con Cristo portiamo la nostra croce, con Cristo avremo la gioia dell’eternità. Commozione, fede, amore, sicurezza. Dopo venti secoli sembra che ancora nel mondo vincano i suoi nemici. Il mondo è pieno di tristezza. Il mondo perciò è pieno di dolori, il mondo è immerso nel peccato, nella violenza, nella cattiveria. Il trionfo di Cristo è dunque avvenuto? Certo! È avvenuto pieno. È avvenuto e non conosce tramonto. Cristo porta con sé tutti i suoi, tutti quelli che liberamente aderiscono alla sua Parola. Cristo non forza la libertà. Cristo ha un profondo rispetto di ogni uomo. E ogni uomo abusa o usa bene della sua libertà. Ecco, il mistero dell’amore di Cristo ha come contrapposto il mistero della nostra libertà, l’abuso della nostra libertà. Cristo ci ha amato fino alla Croce, Cristo ci ha amato fino al più grande dei martiri. Cristo ci ha amato, ci ha amato tutti insieme, ci ha amato individualmente. Quello che ha fatto per tutti l’avrebbe fatto per ognuno di noi. Noi troppe volte rifiutiamo questo amore e torniamo al peccato. E dal peccato viene ogni conseguenza. Il mondo si deve rinnovare, ma si rinnovellerà quando ognuno di noi sarà migliore, quando ognuno di noi dirà il suo sì a Cristo, un sì pieno, un sì di ogni giorno, un sì nella bontà, un sì nell’umiltà, un sì nel distacco dai beni di questo mondo, che purtroppo ci rendono così egoisti, un sì per camminare per quelle strade che sembrano un rifiuto di beni e sono invece una meravigliosa affermazione di cose grandi. Seguire Cristo è trionfare con Cristo. Diciamo ancora allora tutta la nostra gioia di questa risurrezione, tutta la nostra gioia di essere uniti a Cristo, tutta la nostra gioia di essere il suo popolo, tutta la nostra gioia di avere una fede e una speranza, mentre tanti mancano fino in fondo di fede e non hanno speranza. Ognuno di noi riaffermi la sua continua, la sua serena, la sua legata, legata dico agli altri, volontà di servizio. Ognuno l’affermi. Ognuno diventi più buono. Ognuno diventi più generoso. Ognuno diventi più forte. Ognuno di noi. La Pasqua deve essere un passaggio, la Pasqua deve essere una rinnovazione. La Pasqua deve essere per noi un nuovo battesimo. Il ricordo del nostro battesimo ci è fortemente richiamato questa notte dal battesimo di questa bimba, per la quale noi invochiamo, per la quale noi facciamo l’auspicio di ogni bene. Mentre essa viene a essere inserita in Cristo, mentre diventa tabernacolo dello Spirito Santo, mentre viene aggregata alla Chiesa, ci ricorda quello che è stato verificato in noi e che forse noi abbiamo scarsamente mantenuto, perché abbiamo dimenticato di essere figli di Dio e ci siamo dati a delle altre cose che sono indegne, perché forse abbiamo sconsacrato il nostro corpo e la nostra anima, mentre lo Spirito Santo ci voleva santi ed eletti, perché forse non siamo stati membri attivi della Chiesa e abbiamo contestato là dove ci era comodo. Questa bimba allora ci richiama le grandi realtà. Per lei noi preghiamo, perché veramente in lei si realizzi una pienezza di figliolanza adottiva, perché non sia mai profanata dal peccato e resti docile allo Spirito Santo, perché nella Chiesa divenga un membro eletto.

Noi le desideriamo questo e la poniamo così nelle mani di Cristo risorto, quelle mani che portano ancora il segno della trafittura dei chiodi. La poniamo nelle mani di Cristo, in quelle mani che hanno voluto conservare il segno dell’amore, il segno della donazione, in quelle sante mani, perché fiorisca come un fiore meraviglioso di bene.

CODICE 77D9O01360A
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 10/04/1977
OCCASIONE Omelia, Notte Pasqua
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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