26/03/1989 - Omelia Pasqua Mezzanotte e ore 11

Sant’Ilario d’Enza, 26/03/1989
Omelia, Domenica di Pasqua – Veglia Pasquale e Messa del Giorno

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Veglia Pasquale

Rm 6,3-11; Lc 24,1-22.

Prorompe alta, forte, la gioia pasquale, la gioia di chi sa che Gesù è vivo, che Gesù opera, che Gesù ci ama, che Gesù vuole per noi il più grande dei beni: vuole che anche noi partecipiamo alla sua missione, alla sua opera.

Abbiamo ascoltato l’Apostolo che diceva nella sua lettera: “Noi siamo morti con Cristo”, cioè noi dobbiamo partecipare con Cristo alla grande vittoria sul peccato, alla grande vittoria sul male. Il male imperversa, il male strazia. La nostra umanità è piena di sofferenza, di lutti, di odio. La pace sembra sempre molto lontana, sembra sempre una chimera.

Appena risuscitato Gesù ha detto: “Io vi do la pace. Pace a voi!” (Gv 20,19).

Ecco la nostra speranza, ecco il fondamento della nostra gioia: morire con Cristo al peccato, alla passione, alla cattiveria. Tutti dobbiamo diventare più buoni, tutti dobbiamo diventare più giusti e più saggi, tutti dobbiamo andare d’accordo, perché tutti riceviamo da Cristo.

Dobbiamo essere degli uomini risorti, veramente risorti. Cosa vuoi dire?

Vuoi dire che, uniti a Cristo, dobbiamo vincere e vincere con pienezza.

Un cristiano è un risuscitato quando crede, e nella sua fede è saldo e profondo, è dinamico. È risuscitato quando segue il Signore Gesù nella bontà, nella dedizione, nell’amore autentico e vero al prossimo. È risuscitato quando si presenta davanti a Dio, e nella liturgia della messa, particolarmente lì, prega per tutti: prega per i buoni, prega per i peccatori, prega per quelli che soffrono, per quelli che sono ammalati, per quelli che hanno bisogno e non hanno un sostegno. Il cristiano prega ed è nella preghiera che trova il conforto per sé e aiuta tanto gli altri. Aiuta, perché pregare è essere in comunicazione con Gesù che prega con noi e ci presenta al Padre, perché pregare è unirci a Gesù che prega con noi e ci benefica.

Oh, facciamo una Santa Pasqua, da veri risorti; facciamo una Santa Pasqua, perché possiamo testimoniare al mondo che solo nella fede cristiana c’è la salvezza, c’è la speranza!

Siamo risorti con Cristo e ci incamminiamo tutti verso la patria del cielo, dove veramente è la nostra casa per l’eternità.

Facciamo allora un grande proposito: il proposito di essere così uniti a Cristo da vivere come Lui, da sperare come Lui, da portare agli altri la nostra certezza, da portare a tutti un lieto messaggio di amore, un lieto messaggio di generosità, un lieto messaggio a tutti, indistintamente, anche a quelli che dicono di non credere ma che in fondo al loro cuore sentono il bisogno di Dio, sentono che Dio non solo esiste come Signore e Padrone, ma si presenta a noi come Padre e vuole bene a tutti e vuole salvi tutti.

Il nostro augurio allora, in questa Notte Santa, sia proprio un augurio di pace, un augurio di amore, un augurio frutto della redenzione del Signore, per essere più buoni, più generosi, più comprensivi, più fedeli alla sua legge.

Messa del giorno

At 10,34. 37-43; Col 3,1-4; Gv 20,1-9.

La gioia pasquale è la gioia del fondamento della nostra fede. Gesù ha dimostrato di essere figlio di Dio, di essere onnipotente. È risuscitato ed è risuscitato per noi, per darci i frutti della redenzione.

Quanto dobbiamo gioire che la parola di Gesù è parola di verità, è parola di Dio!

La sua parola dà senso alla nostra vita, dà un perché alle nostre tribolazioni, dà un significato alla morte. In Gesù tutto viene chiarificato, in Gesù tutto viene dimostrato. E come deve essere questa festa se non una festa di gioia nella fede, perché la fede resti sempre il motore di ogni nostra situazione, perché la fede ci conduca e ci salvi?

È nella fede che dobbiamo veramente avanzare. Un cristiano deve essere un uomo di profonda, di rinnovata fede. Una rinnovata fede che produce il rinnovamento della vita, perché il Signore ci ha detto tante cose e ci ha insegnato come vivere, come vivere da veri cristiani, da veri suoi seguaci.

Facciamo l’augurio ad ognuno di realizzarsi, di realizzarsi ubbidendo a Gesù, ubbidendo a tutti i suoi comandamenti, ubbidendo ed impostando la vita con una linearità, con una precisa disposizione di forza.

Rinnovare noi personalmente e rinnovare le nostre famiglie, perché una famiglia è benedetta quando, insieme, resta nella fede e si comporta nella fede, e riceve la vita nella fede, ed educa la vita che è nata secondo la fede.

Rinnovamento delle famiglie nell’amore di Dio, rinnovamento della nostra gioventù perché sappia avere chiari, precisi, i suoi ideali e non resti travolta dalle passioni, dalla miseria delle passioni, dalla povertà delle passioni, passioni che promettono la gioia e finiscono per dare una tristezza totale; passioni che non ci devono comandare, perché l’istinto deve essere guidato dalla ragione e la ragione illuminata dalla fede. Dobbiamo pregare per la nostra gioventù perché non si lasci lusingare dai facili piaceri, dalle facili chimere che il mondo presenta.

Il mondo è un cattivo educatore: non vorrebbe certe conseguenze, ma non pone le premesse, e le premesse sono in Gesù e nella sua parola.

Bisogna che preghiamo perché la nostra società diventi più vera e più giusta, diventi come la legge del Signore prescrive, proprio in quella giustizia, in quella carità, in quella comprensione che è alla base del vivere insieme.

Questo giorno di Pasqua sia un giorno in cui chiediamo al Signore tante grazie, queste grazie; sia un giorno in cui chiediamo al Signore di poter avere sempre la sua misericordia e di collaborare nella carità, nella bontà, nella pace. Collaborare con tutti al suo regno: “Venga il tuo regno” (Mt 6,10).

Il suo regno domanda a noi la novità dello spirito, domanda che siamo nuovi, che abbandoniamo la vecchiaia del peccato, il logoramento del peccato e che ci rivestiamo di Lui che è la splendida eterna giovinezza.

CODICE 89CRO01360N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 26/03/1989
OCCASIONE Omelia, Domenica di Pasqua – Veglia Pasquale e Messa del Giorno
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Vivere da risorti
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