07/03/1980 - Omelia Venerdi II Quar Funerale

Sant'Ilario d'Enza, 07/03/1980
Omelia, Venerdì II settimana di Quaresima - Funerale

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Lc 12, 35-40

"Tenetevi pronti perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non aspettate" (Lc 12, 40)

Un pensiero di fede, un pensiero di conforto.

Un pensiero di fede perché quello che facciamo davanti a Dio ha un valore in misura della fede. È la fede che salva secondo la parola del Signore, che ha detto: " Chi crederà, sarà salvo " (Gv 6, 47).

Vorrei che sentissimo nel ricordo di una persona onesta e buona, vorrei che pensassimo, pregando per l'anima di questo defunto, che la vita vale tanto quanto noi vogliamo, che non importa tanto se facciamo una cosa o l'altra, purché sia lecita; importa quello che noi facciamo per Iddio, perché passa il tempo, passano le cose, le cose si susseguono alle cose. Oggi noi siamo, domani possiamo non esserci.

Il pensiero della fede è questo senso che dà alla nostra vita la Parola di Dio, dà Dio nella sua verità e nel suo amore. Il Signore ci dice che dobbiamo avere molta fede, che è ricco chi ha molta fede, che ha forza chi ha molta fede, che la fede è il grande patrimonio, è la grande eredità la fede. Hanno creduto i nostri padri e hanno posto tutta la loro vita nella fede, dobbiamo credere ancora con maggiore profondità noi, perché abbiamo più modo, e lasciarci così incamminare verso la patria che il Signore ci ha destinato.

Noi siamo fatti per il paradiso, non siamo fatti per il sepolcro, siamo fatti per il paradiso ed ecco la parola di conforto: le opere buone seguono chi ha avuto fede, le opere buone: forse anche l'interessato se ne dimentica, ma Dio non si dimentica. Chi fa il bene avrà il bene, chi fa il male avrà il male, chi fa il bene, chi lo fa nella sua vita retta, illuminata dal Vangelo: " Io sono la resurrezione e la vita - dice il Signore - chi crede in me non morirà in eterno " (* Gv 11, 25-26).

Il Signore disse di fronte a un funerale: "Non piangere" (Lc 7, 13), ma Lui stesso di fronte alla morte pianse. Allora c'è un pianto che si deve fare e un pianto che non si deve fare e quello che non si deve fare è un pianto di desolazione, è un pianto senza speranza, è un pianto senza spiraglio di luce.

Noi con gioia guardiamo in alto, guardiamo al cielo: la nostra patria è nei cieli, di là aspettiamo come Salvatore il Signore nostro Gesù Cristo, che cambierà il nostro corpo, coronerà i meriti della nostra anima, ci darà una vita che non conosce tramonto, perché non conosce incertezza e non conosce lacrime.

CODICE 80C6O01341F
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 07/03/1980
OCCASIONE Omelia, Venerdì II settimana di Quaresima - Funerale
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La fede nostro patrimonio - Il valore delle cose nella fede
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