Os 14,2-10; Mc 12,28-34
Davanti al grande precetto dell’amore tutti dobbiamo interrogarci profondamente, perché è molto facile dire di amarlo, ma limitare l’amore a delle parole, a dei desideri inefficaci, a delle forme esteriori. Ma questo non è amore di Dio. L’amore di Dio è una forza, la più grande delle forze, perché non c’è maggiore dono dell’amore, non c’è maggiore efficacia.
Amare Dio vuol dire accogliere il suo infinito amore nella povera nostra vita, vuol dire accoglierlo e corrispondervi con tutte le proprie disponibilità.
Amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta la forza.
San Paolo, nella lettera ai Colossesi, adopera una parola che ci fa comprendere molto, dice che noi dobbiamo essere “radicati in Lui” (Col 2, 7). Esaminiamo il paragone, la radice che si affonda nel terreno, la radice che non cerca se non il bene di tutta la pianta che fiorisce, che prospera proprio in proporzione dell’efficacia della radice. Soggiunge san Paolo che noi dobbiamo radicarci così nell’amore, radicarci come una pianta che ha così approfondito le radici che non teme bufera, che sembra che anche gli uragani più violenti non la possano abbattere, perché ha saputo approfittare del terreno, di quel tipo di terreno, ha saputo stare ancorata anche alla roccia, non ha fatto una crescita superficiale. Noi alle volte ci limitiamo a mettere radici solo superficiali, come una pianta da poco che si strappa con niente.
“Radicati nel suo amore” vuol dire che noi, nelle opere, dobbiamo dimostrare l’amore, in quelle opere che il Signore vuole. Una pianta non sceglie il suo terreno anche se ha dei terreni preferiti, cerca di fare il suo meglio, di adattarsi al terreno, di approfittare di tutto.
Noi dobbiamo amare Dio cercando tutte le occasioni, non fermandoci di fronte agli ostacoli, impegnandoci con molto, molto spirito di sacrificio. Che amore è quell’amore che basta una contrarietà per essere dimenticato? Che amore è quello per il quale si va avanti quando tutto è liscio e tutto è piano? Che amore è quello che è smontato dalla prima contraddizione, dalla prima tentazione, dalla prima persona che incontriamo? Che amore è? Noi ci dobbiamo interrogare su questo amore di forza, su questo amore di generosità, questo amore continuo che dobbiamo offrire al Signore.
Ha detto ancora l’apostolo: “Non sarà premiato se non chi ha combattuto” (cfr 2 Tm 2, 5). “Non sarà premiato”. Se vogliamo che la nostra vita abbia la sua corona, che la nostra vita sia fruttuosa, ecco questo lavoro di radicamento, di sforzo, di impegno.
Oh, promettiamo al Signore un vero amore, non una parvenza di amore! Promettiamo al Signore di amarlo davvero, perché Lui, Gesù, non si è fermato di fronte a niente, non si è fermato davanti alle umiliazioni, alle tribolazioni, alla croce. Che anche noi sappiamo imitarlo, amando Dio sempre, fortemente e coraggiosamente.
CODICE | 78C2Q01342N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 03/03/1978 |
OCCASIONE | Omelia, Venerdì III Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Radicati nel suo amore |
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