17/03/1978 - Omelia Venerdi V Quar

Sant’Ilario d’Enza, 17/03/1078
Omelia, Venerdì V Settimana Tempo Quaresima

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Ger 20,10-13; Gv 10,31-42

La nostra salvezza è Gesù e la strada alla nostra salvezza è la fede. È la fede che ci fa vedere oltre le apparenze, la fede che ci guida nelle oscurità della vita e in tutte le circostanze, la fede che ci fa vedere nell’opera di Gesù la provvidenza e la manifestazione di Dio Onnipotente, che ci fa vedere in Gesù e in quello che Lui ha sofferto, la vera immagine della nostra esistenza, perché noi non dobbiamo vivere d’istinto, perché sono gli animali guidati dall’istinto; non possiamo neanche affidarci unicamente alla ragione, perché non è sufficiente, saremmo solo dei buoni pagani. Noi dobbiamo lasciarci condurre dalla fede e nella fede esempio mirabile è la Beata Vergine. È Lei che è la vera luce di tutte le generazioni cristiane, Lei perché tutta la sua esistenza ha vissuto povera, disprezzata dal mondo, perché ha avuto negli orecchi le grida che risuonavano contro Gesù sul Calvario e sembrava abbandonata. Era, invece, guidata dalla fede e ogni suo passo era secondo la parola di Dio. Noi dobbiamo chiedere alla Beata Vergine, in questi giorni particolarmente, una intercessione perché il Signore ci accresca la fede.

Dobbiamo chiedere alla Madonna la grazia di vedere nella giusta luce il mistero pasquale. Dobbiamo chiederle che ci aiuti, perché nel crocefisso sappiamo leggere bene, perché il crocefisso diventi il libro nel quale noi meditiamo in ogni tempo. Questi giorni devono essere giorni di particolare intuizione e di particolare meditazione. La Madonna ci è descritta come colei che meditava in cuor suo.

Dalla profezia di Simeone la Madonna ha avuto davanti al suo animo una tragedia, una spada che doveva trafiggerle l’animo. La Madonna con serenità, con dignità ha tenuto la sofferenza nel suo cuore, ha obbedito alla volontà di Dio, si è messa disponibile.

Noi non insisteremo mai abbastanza sul meditare la passione di Gesù, imparando a fare la volontà di Dio e a unire le nostre sofferenze e le nostre lotte e le nostre umiliazioni a quelle del Redentore, proprio come le ha unite la Madonna, che ha sofferto con Lui ed è salita sul Calvario vicino alla croce. Stava vicino al suo Figlio, perché era unita perfettamente alla sue intenzioni che erano intenzioni di sacrificio per la gloria del Padre, che erano intenzioni di amore e di salvezza per tutti gli uomini.

Maria ha uniformato la sua vita nel senso voluto da Dio, cioè in quel senso unico che è la comunione perfetta con Gesù. Noi dobbiamo desiderare con Lei di stare vicino alla croce, per apprendere questo grande linguaggio.

“Io non mi glorierò nient’altro che nella croce di Cristo” (Gal 6, 14). Oh, ripetiamola anche noi questa parola dell’apostolo, trovando nella croce la nostra forza, trovando nella croce il significato di tutta la vita cristiana, perché noi siamo pigri e questa settimana santa non sia vissuta superficialmente, facendo le stesse cose sciocche di prima, ma affondandoci nella preghiera, curando la nostra meditazione, curando il nostro raccoglimento, moltiplicando le nostre opere di mortificazione e di carità.

Insistiamo allora, domandiamo alla Madonna questa grazia: “Fa’ - ripetiamole con le preghiere dello Stabat Mater - che io porti la morte del Signore, configgi nel mio cuore le sue piaghe, perché io possa piangere i miei peccati e i peccati del mondo e possa essere con Te artefice di bene, del bene supremo per tutti gli uomini, che è la liberazione dal peccato”.

CODICE 78CGQ01344N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 17/03/1078
OCCASIONE Omelia, Venerdì V Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Con Maria meditare sul Crocefisso
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