1 Pt 4, 7-13; Mc 11, 11-26.
“Vi ho scelti perché portiate frutto e il vostro frutto sia duraturo” (Gv 15,16 – Canto al Vangelo). È il comando del Signore per non finire come la pianta che non aveva frutto ed è stata seccata. Noi non abbiamo bisogno di parole. È facile dire delle parole che diventano bugiarde. Noi abbiamo bisogno di presentare al Signore dei fatti che dimostrino la nostra fede e la nostra carità, dei frutti che siano una parola totalmente eloquente.
Abbiamo una grazia meravigliosa ad avere l’Eucaristia. L’Eucaristia è il dono supremo di Gesù. L’Eucaristia è tanto ricca e tanto grande che se non opponessimo ostacoli diventeremmo dei santi. Noi abbiamo bisogno di capire che Gesù ci ha lasciato l’Eucaristia come nutrimento, perché lo sapeva quanta fatica facciamo ad essere generosi, sempre generosi, ad essere forti, sempre forti. È proprio in questa continuità di azione che facilmente veniamo a mancare, che facilmente ci disperdiamo.
L’Eucaristia è cibo. Il Signore si dà a noi perché possiamo essere corroborati, sostenuti, portati dalla sua meravigliosa generosità. Il Signore si dona a noi perché noi possiamo sempre vivere di lui, perché possiamo ripetere: “Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me” (Gal 2, 20). Ecco perché ci ha scelti, ecco perché si dà con tanta abbondanza a noi, ecco perché dobbiamo rivedere il nostro impegno eucaristico, le nostre comunioni! Con quale cuore, con quale amore, con quale slancio, con quale purezza, con quanta gioia di purificazione ci prepariamo a riceverlo? Poveri noi! È un peccato che dobbiamo veramente evitare con tutte le forze. Poveri noi! Povere le nostre comunioni! Povere le nostre partecipazioni alla liturgia se non portiamo una viva fede, se non ci impegniamo in una grande solidità di amore! Una comunione è una responsabilità. Cosa diremo al Signore quando compariremo davanti a lui e ci dirà: “Che ne hai fatto del mio Corpo? Che ne hai fatto del mio Sangue? Era il dono dell’amore supremo e tu l’hai buttato via, e tu sei stata, o anima infedele, in questa tremenda responsabilità di non impegnarti e di non dare”.
Domandiamo perciò al Signore una corrispondenza e, pentiti delle nostre poche forme di impegno, chiediamo che sia grande in queste Quarant’Ore il nostro proposito, sia grande in queste Quarant’Ore la revisione nostra spirituale nel senso eucaristico.
CODICE | 86EVO01337N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza,30/05/1986 |
OCCASIONE | Omelia, Venerdì VIII settimana Tempo Ordinario. Triduo Quarant’Ore – II giorno |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Eucaristia: dono supremo di Gesù; Eucarestia nostro cibo |
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