19/10/1975 - Omelia XXIX Domenica Ord ore 6.30 e ore 8.15

Sant’Ilario d’Enza, 19/10/1975
Omelie, XXIX Domenica Tempo Ordinario - Anno A - Giornata mondiale missionaria Messa ore 6, 30 e 8, 30

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Is 5, 1.4-6; 1Ts 1, 1-5; Mt 22,15-21

MESSA ORE 6, 30

Il Signore parla di giustizia, dice che ognuno di noi ha un doppio settore di impegno: il settore verso Dio, ed è la posizione verticale, e la posizione verso gli altri, è la linea orizzontale. Noi cristiani in particolare configuriamo questi obblighi di giustizia nel senso stesso dunque della croce: sono le due linee, cioè i nostri obblighi non vengono tanto così, da una nostra scelta, vengono da una realtà, la realtà dell’opera di Dio ed è comune per tutti, la realtà delle opere di Cristo ed è proprio di noi che ci chiamiamo cristiani. Perché Gesù è venuto su questa terra? È venuto per redimerci, è venuto per salvare tutti gli uomini, tutti! Veramente il suo amore si estende ad ogni generazione, si estende a tutti i confini della terra. Ogni anima vale tutto il sangue di Cristo.

Ecco perché, in questa luce, è giusto che la nostra riflessione vada al tema di questa giornata: l’evangelizzazione dei popoli, oggi è la Giornata mondiale missionaria. Il nostro dovere verso Dio non sarebbe completo, anzi, ci dice la Scrittura che sarebbe un atto bugiardo, se noi non estendessimo il senso della giustizia verso tutte le genti, verso tutte le anime, perché noi siamo ben obbligati. Guardate che parlo di giustizia, non parlo solo di amore. La giustizia è il primo passo in un piccolo grado di amore; l’amore quando si matura va molto oltre, ma restando nella giustizia diciamo dunque così: noi siamo obbligati, per il nostro stesso Battesimo, a partecipare all’opera di Gesù, siamo obbligati a interessarci di tutti coloro che hanno bisogno di luce e grazia di Vangelo. Abbiamo un obbligo ben preciso, perché il piano della Provvidenza è molto evidente, aspetta anche il nostro aiuto, Dio salva l’uomo attraverso l’uomo. La redenzione si compie attraverso la Chiesa, la Chiesa è incaricata della salvezza, è deputata alla salvezza. La Chiesa è sacramento, proprio perché ha in sé la capacità della salvezza, avendo in sé lo Spirito Santo. E noi Chiesa non adempiamo al nostro dovere, noi non espletiamo il nostro incarico, se efficacemente non ci interessiamo di tutti. Interessarsi dell’evangelizzazione, dell’annuncio della Parola, noi che purtroppo rifiutiamo tanto del dono di Dio, noi purtroppo che facciamo tanto poco conto di quello che riceviamo, e non possiamo non chiedere perdono e collaborare perché a tutti gli uomini arrivi almeno un po’ di questa parola e di questa grazia.

“Date a Dio quello che è di Dio”, ecco, si configura bene questo “rendete”, dare, sì, ma è rendere, rendere vuol dire restituire, restituire a Dio quello che è di Dio. È questa grazia che abbiamo ricevuto che va resa a lui nei nostri fratelli.

Ecco perché l’evangelizzazione è un nostro preciso problema: noi siamo chiamati ad esser evangelizzatori, evangelizzeremo con le nostre preghiere e con le nostre Messe, evangelizzeremo con il nostro aiuto, evangelizzeremo nell’appoggiare tutti coloro che sono impegnati concretamente, sul piano pratico, in questa grande opera. Ognuno di noi senta il dovere, è necessario e ognuno di noi lo traduca questo dovere in qualche opera di sicura partecipazione.

Vorrei sottolineare la Messa, perché la Messa è il grande sacrificio di redenzione; partecipando coscientemente alla Messa, noi sappiamo che non possiamo essere solo per noi, si va a Messa per tutti gli uomini, si va a Messa portando nel cuore tutti gli uomini, si va a Messa portando delle mani che raccolgono i sacrifici e le opere buone di tutta la nostra settimana, perché la sua Messa sia anche la nostra Messa e questa Messa sia in frutto abbondante per la salvezza delle anime.

Ogni giorno nel mondo muoiono circa duecentomila persone; queste persone, in grande parte, non hanno neanche conosciuto chi è Gesù Cristo. Pensate quale responsabilità abbiamo in ordine alla loro salvezza eterna. L’impegno nostro è che tutti gli uomini possano veramente vedere la faccia del Signore in una vita onesta e ricca di fede, per potere avere nella dimora di Dio la pace che diventa pace eterna, la gioia che diventa beatitudine senza confine.

​ meSSa ore 8,30

C’è una Provvidenza di Dio mirabile, sia nel mondo naturale che nel mondo soprannaturale. Il Signore crea nella sua sapienza e nel suo amore, il Signore ci vuole salvi soprannaturalmente in una sapienza che risplende ancora di più in un amore, che tocca i vertici del Calvario.

Oggi la Liturgia sottolinea questa Provvidenza mirabile di Dio per la salvezza di tutti gli uomini: Dio vuole salvi, di una volontà efficace, tutti gli uomini. Non è un Dio che si rinchiude in un popolo, che si rinchiude in un cerchio ristretto: è il Creatore di tutto l’universo, ama tutti gli uomini e tutti li vuole con lui in una salvezza piena e magnifica. Vuole salvi tutti e vuole che tutti collaborino a questa salvezza. La salvezza non deve essere un regalo, che viene a degli esseri passivi e solo pronti a prendere, la salvezza si realizza in una collaborazione. Colui che ci ha creato senza di noi, non ci salva senza di noi; non salva noi, se non ci mettiamo a un lavoro di collaborazione con lui, non salva gli altri, se noi restiamo in disparte. Vuole che gli uomini aiutino gli uomini a salvarsi: è il problema dell’evangelizzazione, che si presenta vivo e forte. È il problema di quanti sono ancora fuori dalla luce del Vangelo e di quanti, pur avendo ricevuto la luce del Vangelo, restano in un paganesimo ancora peggiore; hanno rifiutato la Luce e perciò sono ancora maggiormente bisognosi di salvezza.

Nasce allora il dovere dell’evangelizzazione, perché la Chiesa nasce missionaria; se la Chiesa è il prolungamento di Cristo, il Battesimo ci rende allora missionari, dà a noi uno stretto dovere di compiere la salvezza, di portare agli altri la carità di Cristo. Troppo spesso noi ci fermiamo nelle nostre cose. Ha detto Gesù: “Date, rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22, 21). La nostra vita non può rinchiudersi in una sfera così individuale, tanto meno egoistica; la nostra vita dev’essere ben inserita nella vita universale della Chiesa, deve esprimere la Chiesa, deve agire nel senso stesso della Chiesa, ché la Chiesa è data per il mondo.

Perciò il nostro Battesimo ci pone perfettamente nel comando di Gesù: “Andate e insegnate a tutti i popoli, predicate il vangelo ad ogni creatura”, e poi sottolinea la tremenda responsabilità: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo; chi non crederà sarà condannato” (Mc 16, 16).

Sentire il dovere dell’evangelizzazione è sentire profondamente il nostro essere Chiesa, il sentire che non possiamo salvarci se non salviamo, che non possiamo redimerci se non redimiamo, che Dio ci vuole con lui. Cristo Signore ha aperto le braccia sulla croce, si è rivolto a tutti gli uomini: il cristiano deve realizzare nella sua vita un’apertura così, un’apertura che potrà costargli, un’apertura che potrà essere crocifiggente, ma rientra nella sua vera fisionomia.

Il cristiano o è missionario o non è neanche cristiano. Ecco perché ci dobbiamo interrogare sul nostro senso di missionarietà, ci dobbiamo interrogare e dobbiamo dirci: “Ma allora che cos’è della mia devozione? Che cos’è addirittura della mia fede? Se penso solo a me, se mi preoccupo solo dei miei, se mi chiudo solo nei miei piccoli problemi quotidiani, che cosa rappresento? Quale è la mia identità?”.

Dilatare il cuore, aprire la mente, scendere nel concreto, volere collaborare in pienezza, fare il bene per la salvezza degli uomini. Noi li dobbiamo amare tutti gli uomini, li dobbiamo amare col criterio stesso con cui li ha amati Gesù, amando di più coloro che sono i più bisognosi e più sofferenti. Dobbiamo dilatare il cuore, in maniera che la nostra preghiera sia missionaria, che la nostra Messa sia sentita veramente come dev’essere sentita, che il nostro espiare i peccati sia un atteggiamento abituale, che il nostro testimoniare il Signore nell’ambiente e nelle relazioni che abbiamo sia continuo.

Ecco, è così il senso della missionarietà. Allora il cristiano non va a Messa da solo, va a Messa con tutto il mondo; allora il cristiano non prega solo per sé, anzi si mette in fondo. Il Signore Gesù non ha cercato sé, non ha cercato la sua volontà, ha cercato la volontà del Padre suo e la volontà del Padre suo era questa, che lui fosse la vita del mondo. La Chiesa dev’essere la vita del mondo, dev’essere il centro di propulsione della verità e dell’amore nel mondo, perché la Chiesa possiede il dono di Dio. La Chiesa non dà di se stessa, dà dello Spirito che l’anima. Ecco, ognuno di noi, si proponga di essere così, docile allo Spirito, pronto a quanto lo Spirito della Pentecoste ci suggerisce, Spirito di amore, Spirito di universalità, Spirito di generosità, senza alcuna compromissione e senza alcuna diminuzione. Noi siamo la Chiesa della Pentecoste e dobbiamo vivere perennemente la Pentecoste.

CODICE 75LIO0133SN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 19/10/1975
OCCASIONE Omelie, XXIX Domenica Tempo Ordinario - Anno A - Giornata mondiale missionaria Messa ore 6, 30 e 8, 30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI L’evangelizzazione dei popoli
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