14/10/1979 - Omelia XXVIII Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 14/10/1979
Omelia, XXVIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

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Sap 7, 7-11; Eb 4, 12-13; Mc 10, 17-30

L’insegnamento che viene a noi dalla parola di Dio è di un’importanza assoluta. Noi comprendiamo tutto il segreto di una vita spirituale e il segreto sta proprio nel dare a Dio ciò che Dio domanda. Noi, posseduti dall’egoismo, siamo sempre molto gretti e misuriamo, misuriamo accuratamente quello che dobbiamo dare a Dio. E non ci viene in mente che la misura di amare è amare senza misura. E non ci viene in mente che con la nostra grettezza impediamo il trionfo in noi della grazia del Signore, perché non è la questione di un certo moralismo, che sarebbe del resto facile. “Tutte queste cose”, diceva il giovane ricco, “le ho osservate fin dalla mia giovinezza” (cfr. Mc 10, 20). Non si tratta di un’onestà umana e basta. Si tratta di dire un sì completo e totale al Signore, un sì vero, un sì che voglia abbracciare tutta la volontà di Dio, tutto il desiderio di Dio, che vuole incontrare con pienezza il piano meraviglioso, che Dio ha preparato per noi. Non è forse vero che Dio ha pensato ad ognuno di noi come a un santo? Se diciamo di sì, si spalanca una via meravigliosa, una via di pienezza e di gioia ed è la via della santità. Ma la storia delle anime purtroppo è una storia in cui sono più frequenti i no, dei no mimetizzati, dei no segreti, ma sono sostanzialmente delle negazioni alla chiamata di Dio. Certo, se il giovane ricco avesse detto di sì al Signore, sarebbe stato un grande apostolo: “Vieni e seguimi” (cfr. Mc 10, 21). Sarebbe stato un grandissimo santo e noi avremmo tante basiliche dedicate al suo nome. Per un po’ di roba si è negato questo avvenire meraviglioso di santità e di gloria. Per un po’ di roba. E per lui l’ostacolo era così. Nella storia delle anime c’è sempre in fondo un no per delle cose alle quali teniamo, delle cose che crediamo così importanti da anteporle a Dio. E ognuno di noi perciò si deve interrogare e si deve interrogare con molta sincerità. Che cos’è che nego al mio Dio? Cos’è quella cosa alla quale non riesco a dire di sì? Lo sappiamo bene: ogni anima ha le sue tentazioni e i suoi pericoli, ma se non si dice di sì in tutto al Signore, quel no è prolifico e fa tanti altri no. E delle anime chiamate a una vita piena e meravigliosa sono finite pietosamente, sono finite miseramente in una vita povera e gretta. Oh, come dobbiamo desiderare di imparare quella scienza, che supera ogni altra scienza! Quella che la prima Lettura chiama la Sapienza (cfr. Sap 7, 7-11), che è proprio la scienza del dono, il saper dare a Dio, il saper dare a Dio con prontezza, con generosità, con gioia. Perché tante vocazioni non raggiungono il loro grado di realizzazione? Soprattutto le vocazioni di consacrazione, le vocazioni sacerdotali, le vocazioni religiose? Perché si teme di avere soltanto Dio. E temiamo che egli venga nella nostra vita come un ladro e porti via tutto. E non comprendiamo che la gioia vera, che la gioia piena sta nel possedere Dio, nel servire Dio, sta nel donare tutto a Dio. “Chi lascia tutto, avrà il centuplo anche in questa vita”, ha detto Gesù (cfr. Mc 10, 30). Lo dobbiamo ben credere questo principio e lo dobbiamo ben eseguire. Domandiamo al Signore allora la grazia di essere generosi. Ognuno di noi. E ognuno di noi insieme, nella legge del progresso che deve realizzarsi nella nostra chiesa, nella nostra comunità. Dare, dare molto al Signore! Dargli tutto! Dargli, sapendo che lui non viene mai meno, sapendo che è l’infinita ricchezza e che, se ci domanda la rinuncia a certe cose, ce la domanda per donarci un’infinità di cose grandi e meravigliose. Quindi si traduce la nostra chiara proposizione: “Signore, io voglio darti tutto, perché nel dare tutto a te avrò veramente quella che io sogno: la mia felicità terrena e la mia felicità del paradiso”.

CODICE 79LDO0133RN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 14/10/1979
OCCASIONE Omelia, XXVIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Vocazione, vocazione di consacrazione
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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